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la vita dei Sovrani appartiene ai popoli che governano, Francesco rispose: “Caro signore; io non tengo nè alla vita nè al regno, perchè io penso a ciò che sta scritto: dominus dedit, dominus ahstulit, e dico: Dio dà, Dio toglie„ . Alcune volte, portandosi le mani alla testa, fu udito esclamare, come Luigi l’infingardo: “Dio, Dio! Com’è pesante questa corona!„ e altre volte: “Come sono noiosi questi onori!„. Egli veramente non trovava conforto che in discorsi ascetici, e spesso parlava di sua madre e si chiudeva nella camera dove la pia donna morì, per pregare innanzi alla immagine di lei. Quella camera era rimasta tal quale, per volontà di Ferdinando II, il quale ne aveva data la chiave al figlio. Francesco, benchè giovanissimo, quasi non aveva bisogni fisici; poteva stare una giornata intera senza prender cibo; mangiava consuetamente poco, quasi senza gusto; non amava la caccia, come i suoi fratelli, nè di andare a cavallo, come sua moglie, ma non gli era possibile non sentir la messa ogni giorno, non confessarsi una volta al mese, non recitare il rosario tutte le sere e non conversare sopra argomenti sacri col padre Borrelli, con monsignor Gallo, con monsignor Salzano e con quanti ecclesiastici frequentavano la Corte. Amava sua moglie, ma si è visto come si conducesse con lei. Se scriverò le memorie della Corte di Napoli a Roma, il carattere di Francesco II, sotto questo rapporto, ne uscirà più completo. Ho messo insieme aneddoti e confessioni, e una serie di biglietti amorosi del Re ad una bella signora, che assai amò, ma platonicamente: un platonismo, che per quanto non sembri verosimile, fu vero.

Quest’indole mistica e fatalistica e le tante ambizioni, volgarità e cupidigie che si agitavano intorno a lui, dovevano creare nella Corte un disquilibrio molto profondo, il quale rallentava i legami più stretti, quelli del sangue, e scompigliava i gerarchici, nel tempo stesso che, nel resto d’Italia, si maturavano i nuovi destini e i napoletani non prendevano sul serio il nuovo Re e ridevano delle sue ingenuità, stranamente esagerandole, quasi per riprender fiato dalla paura, che per tanti anni avevano avuta del padre di lui.