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partito di Sinistra, il quale, generato dal Comitato di Azione, reclutò nelle sue fila quanti vi erano più malcontenti, più turbolenti e più retrivi; nel quale partito il Romano si schierò e militò finchè visse, detestando i moderati e il loro governo, e forse, in cuor suo, punto dal rimorso di dover passare alla storia per traditore. Egli non tradì, perchè non ebbe la coscienza esatta di quel che facesse, ilia si lasciò trascinare dalla corrente: caposcuola glorioso di tutti quei voltafaccia politici e parlamentari, più in piccolo e più volgarmente egoistici, dei quali siamo testimoni ogni giorno in questo periodo di parlamentarismo degenerato. I fatti non confortano l’accusa di tradimento, ne questa si sarebbe levata contro Liborio Romano, se egli, senza interruzione, non fosse rimasto ministro di Garibaldi, e non avesse assunto, quasi dal primo giorno, un contegno di ostilità stizzosa contro tutto ciò che, sia pure inconsapevolmente, egli stesso aveva contribuito a creare. Don Liborio, dopo trentanove anni di regime parlamentare, non può giudicarsi un fenomeno morale inverosimile, nè una pianta esotica del nostro paese!