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dava il drappello, sprovvisto completamente di armi, Francesco Pepere, e ne facevano parte Florestano Galasso e Vincenzo Salzano. Gli insorti trattarono con ogni riguardo il generale e la sua signora, e lo condussero alla presenza del vecchio De Concily, che lo trattenne, e due giorni dopo, il 9 settembre, lo lasciò prosegure per Avellino, già occupata dal generale Türr. Di là, il Flores scrisse al generale Bonanno il quale aveva preso il comando della colonna, “che il prodigare inutil sangue riputava folle provvedimento, senza punto vantaggiare quella causa debellata in Sicilia pria, a fronte delle migliori truppe delle quali il Regno disponesse, e di poi in tutti li punti del Napoletano; e massime negli Abruzzi, nelle Calabrie, che offrivano ben altri elementi a poter resistere; eppure nulla erasi operato da migliorare un avvenire inevitabile„ . Consigliava quel generale, di non menare a selvaggia carneficina un pugno di gente che dovea infallibilmente soccombere, e concludeva che, se lui, Bonanno, abbisognasse di un ordine, per siffattamente governarsi, gl’impartiva l’ordine e ne assumeva la responsabilità.

Chiudendo il suo scritto, il maresciallo Flores accenna alle cause generali che resero impossibile ogni seria resistenza militare in Sicilia, prima e poi nel continente; e giova riferire le sue parole, perchè esse confortano autorevolmente, nella bocca di un uomo che prese parte a quegli avvenimenti, quanto io ho detto. “Si dovè cedere, scrisse il Flores, perchè impossibile era resistere; perchè l’elaborata opera della Rivoluzione era consumata; perchè la truppa difettava dove impellente erane il bisogno; soverchiava dove non era necessaria; ordini e contrordini sucoedevansi; tutto era messo in opera per disgustare ed alienare quelli che sempre dato avean saggio di devozione e di fedeltà; infine, era suonata quell’ora fatale designata dal destino, in cui il Trono dovea crollare„. Per invito del De Sanctis, nominato governatore di Avellino dal dittatore, Flores si recò poi a Napoli, dove Garibaldi lo ricevette al palazzo d’Angri, dichiarandosi soddisfatto della condotta di lui. Flores mori nel 1868.


Dopo lo sbandamento di Ghio e la dissoluzione di tutto l’esercito in Calabria, il ministero non si raccapezzò più. Il giorno innanzi, cioè il 29 agosto, nel Consiglio di Stato era stato