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borghesia in forza rivoluzionaria; ideale non fumoso, anzi in via di realizzazione per un provvidenziale concorso di circostanze. Altri giovani di civili e ricche famiglie correvano in Sicilia sotto mentito nome. Ricordo, fra gli altri, Francesco Spirito, oggi deputato; Giuseppe Mondella, di Benevento; Silvio Buonoconto, Achille Napolitano e Giovanni Bardari, figlio del prefetto di polizia. Spirito, Buonoconto, Napolitano e Bardari s’imbarcarono a Napoli per Messina, battezzandosi per suonatori ambulanti diretti a Giarre, in Sicilia. Disertarono sul finire di luglio e corsero in Piemonte ad arruolarsi i fratelli Francesco e Michele de Renzis, ufficiali, il primo del genio e il secondo degli usseri; Rodolfo Acquaviva e Gaetano Pomarici, guardie del corpo e Giovanni Garofalo, ufficiale di fanteria. Queste diserzioni fecero molto effetto nell’esercito e nella società napoletana, per l’alta posizione sociale dei disertori. Ebbero una lettera di presentazione dal Villamarina per Cavour, che li accolse a braccia aperte e li fece immediatamente entrare nell’esercito piemontese: Francesco de Renzis nel genio. Michele de Renzis e Garofalo in Genova cavalleria, Acquaviva in Nizza cavalleria e Pomarici in Piemonte Reale. Quest’ultimo si uccise a Firenze qualche anno dopo; Rodolfo Acquaviva è morto da parecchi anni, e dei due De Renzis, Francesco è ambasciatore a Londra, e Michele è deputato di Capua e generale di cavalleria in posizione ausiliaria.

Da Reggio a Napoli non fu più tirato un colpo di fucile, e Garibaldi, dapprima con la sua avanguardia e poi precedendo questa, con poche guide e cavalieri e con Enrico Cosenz sempre vicino, da lui nominato ministro della guerra, proseguiva la sua marcia, acclamato come il Dio della vittoria. Trovava dovunque lo Stato disciolto, e a lui si arrendevano generali abbandonati dai proprii soldati. Quella campagna, o per dir meglio, quella marcia trionfale, attraverso le Calabrie, è stata narrata da me con documenti inediti e interessanti in altro mio libro.1 Si arresero Melendez e Briganti e fu ucciso quest’ultimo dai suoi soldati, perchè sospettato di tradimento; capitolò Vial che s’imbarcò a Pizzo per Napoli; capitolò Caldarelli col Comitato di Cosenza; si sbandò Ghio con diecimila uomini a Soveria Mannelli; e così la strada sino

  1. R. de Cesare, op. cit.