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curanza di pericoli, e che puri ideali, e affascinanti illusioni! Il Turiello calcola, e forse non a torto, che il numero degl’insorti fra le Calabrie, le Puglie, la Basilicata, l’Avellinese, il Salernitano e la Campania, fosse non inferiore ai 18 000.
Per avere un’idea dell’effetto che tutta questa agitazione produceva sulle autorità militari distaccate nelle provincie, basterà leggere un dispaccio del 26 agosto, inviato dal comandante le truppe di Altamura al generale Flores che era a Bari, e da Flores, il 27, trasmesso al ministero. Sparsasi in Altamura la notizia che tremila garibaldini, comandati da Boldoni, marciavano verso la città, il comandante delle truppe, gli ufficiali, il sindaco e l’ispettore di polizia si riunirono a consiglio presso il sottointendente Campanella; “e, scrive il comandante, venutosi alla disamina dei fatti in questione, ne fu dato rimarcare una soverchia tendenza in persona della su enunciata prima autorità, perchè noi fossimo addivenuti alla comune volontà di cedere le armi alla venuta di essi Garibaldesi (sic); oppure metterci di consenso con essi, soggiungendo che non si sarebbero chiamati responsabili nel caso opposto, poichè non aveano a fidarsi sul movimento popolare. Tutti i militari si sono francamente opposti a tanto baldanzoso consiglio, anzi han divisato rimanere in città fino a quando sarebbero comparsi i precitati Garibaldesi (sic), ma siccome ai detti il sindaco aggiungeva di far bandizzare (sic) la venuta dello Straniero, ho stimato più conducente per ovviare ogni qualunque sinistro, riunire la truppa, ed accompagnarla militarmente non molto lungi dal paese, per osservare tutte quante le operazioni vi si possono praticare„.
Da Lecce, l’intendente Alfonso de Caro mandava, il 28 agosto, un rapporto allarmante, che cominciava cosi: “La rivolta delle Calabrie, il governo provvisorio attuato in Basilicata, le voci che corrono sulla possibilità di simile avvenimento nella limitrofa Bari, han suscitato grave fermento in questa provincia di mia amministrazione„. Anche più allarmante era il rapporto inviato, il 31 agosto, dal Giannattasio intendente di Salerno, comunicante al ministro dell’interno un altro, speditogli da Giuseppe Giannelli, sottointendente a Vallo, il quale dopo il 1860 fu consigliere delegato e funzionò da prefetto a