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Questi imbarazzi e questi timori furono vinti dal padre Borrelli, ed è ben verosimile, perchè l’ascendente che questi aveva su Francesco II, era immenso, nè lo stesso Borrelli, uomo incapace di mentire, dubitò di confessarlo in Roma a persona di sua fiducia. Certo il contegno di Maria Sofia verso Francesco apparve mutato sul finire di aprile; divenuta Regina, fu più affettuosa, più espansiva e gaia addirittura. Le prime tristezze non tornarono più, ma cominciarono le prime innocenti stravaganze. Per esempio, stando a tavola, ella diceva talvolta al Re: “Francois, est-ce que tu permettes que vienne Lyonne?„ E lui, che non sapeva negarle nulla, e le voleva bene e gliene volle finchè visse, rispondeva: “Oui, ma chère„; e allora ella ordinava che venisse Lyonne, che era una magnifica cagna di Terranova, seguita da tre o quattro cagnolini i quali si cacciavano nelle gambe dei commensali, con poco gusto di questi; abitudine, che Maria Sofia serbò anche a Roma e a Parigi, e che formava una delle sue favorite distrazioni. Stando a Napoli, non adoperò mai quell’ascensore a mano, chiamato ’a macchina, che Ferdinando II aveva fatto costruire. Dei tre fratelli poi del defunto Re, nessuno aveva autorità sul nipote, che, dal canto suo, diffidava di loro, soprattutto dello zio Luigi, il quale andava di rado a vederlo, come di rado vi andava il conte di Siracusa. Solo il conte di Trapani, don Franceschino, più noto sotto il nome di don Cicco Paolo (si chiamava Francesco di Paola), che abitava nel palazzo reale, mostravasi affettuoso e premuroso con Francesco, e questi con lui. Egli era il più giovane dei fratelli di Ferdinando II, e il più ricercato nel vestire. Aveva anche lui la passione di farsi fotografare da cacciatore o da ufficiale di marina, e null’altro di particolare. Considerata nel suo insieme, la famiglia reale presentava l’immagine di una famiglia senza capo e senza guida, dove ciascuno tirava a fare quel che voleva, e dove l’autorità del nuovo Re era più formale che reale.

Bisogna cercare, veramente, in questa situazione di famiglia le vere e intime cause dei dubbii, delle perplessità, delle paure e delle contraddizioni, che distinsero il breve regno di Francesco II nelle sue varie fasi, cioè nei quattro mesi che governò Filangieri, nell’interregno di Carrascosa, nella nomina del principe di Cassare e infine nell’Atto Sovrano del 26 giugno: quindici mesi addirittura straordinarii per errori, debolezze e perples-