Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/348


— 340 —

mitato aveva aperta nei locali terreni della sottointendenza. Il manifesto sospingeva tutti alla mèta, cui il dito di Dio ci ha incamminati; e il sonetto, piuttosto arrembato, cominciava:


Principe invitto, cui sta tanto a cuore
Il ben d'Italia che arrischiar la vita
Non paventi per lei, con vivo ardore
Chiede essa ancor dal tuo potere aita.


Questo Campanella era già membro del Consiglio direttivo del Comitato di Putignano, dove, prima ancora dello sbarco di Garibaldi, era stato trasferito da Trani il Comitato centrale della provincia, per sospetto di tradimento, che si era avuto da parte di un tale, che fu visto un giorno uscire dal palazzo dell’Intendenza di Bari.

Quando ad Altamura si costituì il governo provvisorio, i regi, sotto il comando del Flores, erano accampati a Toritto e la città mancava di armi e munizioni. Boldoni avea un bel dire: armatevi, armatevi, ma dentro Altamura non si trovava che Mennuni con pochi uomini male armati e peggio equipaggiati, e si trovavano pochi volontarii, venuti da alcune città della provincia. Gli altamurani temevano quindi da un momento all’altro un assalto da parte dei regi; quando a rassicurarli, Girolamo Nisio loro promise che avrebbe mandato da Molfetta due vecchi cannoni di trabaccolo, che servivano per gli spari della festa di San Corrado. Difatti, tornato a Molfetta, il Nisio ottenne da Tommaso Panunzio, impiegato regio e console d’Austria, quei cannoni, e a sue spese, sotto la scorta di suo fratello Luigi, volontario della colonna di Trani, li mandò in Altamura. I due cannoni furono impostati alla porta di Bari; ma se gl’insorti, i quali con quei due pezzi da museo si credevano invincibili, li avessero adoperati, mal sarebbe colto loro, anzichè ai nemici. In Capitanata il Comitato dell’Ordine temeva si volesse proclamare il governo provvisorio, sotto l’influenza del Comitato d’Azione, che vi aveva proseliti, e inviò colà Cesare de Martinis per impedirlo. Il De Martinis, nativo di Cerignola, benchè giovanissimo, aveva molto seguito in quella provincia; egli vi andò con commendatizie e duemila ducati datigli dal D’Afflitto, per conto del Comitato dell’Ordine. Ebbe a superare non poche difficoltà, ma riusci a non far proclamare a Foggia il governo provvisorio.