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insurrezionali al Boldoni e nominò capo dello stato maggiore Carmine Senise, oggi senatore e già prefetto di Napoli. Da casa Senise usci il drappello rivoluzionario, preceduto dalla bandiera tricolore, con la croce di Savoia che le signorine di quella famiglia avevano cucita con le loro mani. Anima della insurrezione era Giacinto Albini di Montemurro, il quale, intermediario tra il Comitato dell’Ordine e i non molti patriotti della provincia, era stato con suo fratello Niccola, Carmine Senise, dianzi ricordato, e Pietro Lacava, a capo della decennale cospirazione. Il Comitato di Corleto, del quale faceva parte anche Domenico de Pietro, aveva larghe diramazioni in tutta la provincia; avendo fino dall’anno innanzi istituito de’ sottocomitati rivoluzionarii, con uno o più capi. A Miglionico c’era Giovan Battista Matera; a Montescaglioso, Francesco Lence; a Saponara, Giulio Giliberti; a Potenza, Orazio Petruccelli, Cammillo Motta e il prete Rocco Brienza; a Pietragalla, Saverio de Bonis; ad Avigliano, Niccola Mancusi; a Genzano, Federico Mennuni; a Rotonda, Berardino Fasanella; a Saponara, il padre Serafino da Centola; a Castelsaraceno, il padre Giuseppe da Canfora. Di tutti i componenti non ricordo i nomi, ma sono esattamente registrati nella Cronistoria di Michele Lacava, miniera ricchissima di documenti di quel tempo, e nel libro del Racioppi sui moti di Basilicata. E dicasi altrettanto di parecchie altre provincie del continente, nelle quali, dove più, dove meno, esistevano Comitati dell’Ordine, che contavano affiliati tra le diverse classi dei cittadini, principalmente nella borghesia agiata. I comandanti delle guardie nazionali vi erano ascritti, generalmente; e ascritti, quasi tutti gli studenti, e quanti erano giovani dai sedici ai trenta anni; nè mancavano preti, frati e seminaristi; ed in tutti era una gara nel raccogliere danaro e armi, e nell’apparecchiarsi a insorgere.


Il primo drappello d’insorti, giunto a Corleto, fu quello di Pietrapertosa, comandato da Francesco Garaguso. Era partito tra canti e suoni, e il giovane Michele Torraca ne salutò la partenza declamando, vestito da seminarista, sulla piazza del suo borgo alpestre, una poesia patriottica. Un’altra colonna d’insorti si concentrava a Genzano, sotto il comando di Davide Mennuni e un’altra ad Avigliano sotto il comando di Niccola Mancusi, prete. La colonna di Genzano, oltre ai genzanesi, racco-