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cittadino, quindi giuro sul mio onore, che a costo della vita non mi opporrò mai al movimento nazionale„.

L’unica azione veramente efficace, esercitata dai mandatarii del conte di Cavour, fu quella consigliata da principio dal Visconti Venosta: promuovere l’insurrezione nelle provincie, intendersi coi capi e inviare armi. Negli ultimi giorni però, dopo lo sbandamento delle truppe regie in Calabria, e quando il governo perdeva sempre più forza e prestigio, si pensò di tentare una manifestazione allo scopo di dare il tratto alla bilancia: far partire il Re e nominare un governo provvisorio, sotto gli auspicii di Vittorio Emanuele. Ma era tardi. Il conte di Cavour, con un dispaccio al Persano, fece sapere che un’azione diversa e distinta da quella di Garibaldi sarebbe stata, al punto a cui eran giunte le cose, senza effetto e capace forse di far sorger qualche grave discordia. Il conte aveva preso il suo partito e decisa la spedizione nelle Marche e nell’Umbria. Si era ai primi di settembre. Ho voluta riassumere qui l’opera di Cavour a Napoli, perchè meglio si possa giudicarla nel suo complesso, e perchè nessuno ne ha scritto finora con esattezza, e assai meno il Persano. Devo all’amicizia di Emilio Visconti Venosta se ho potuto farlo con esattezza e precisione.


E devo egualmente all’amicizia di Niccola Schiavoni un altro particolare, che rivela ancora di più l’inquietudine febbrile di Cavour in quei giorni. Non contento di aver mandato a Napoli il Visconti Venosta, il Finzi, il Ribotty, il Mezzacapo, il Nisco, il Devincenzi, il Nunziante, egli non era punto tranquillo circa gli avvenimenti, che con tanta rapidità si succedevano nelle Provincie meridionali. Sapendo da Poerio e da Massari che il loro amico Niccola Schiavoni, reduce da Londra, doveva recarsi a Napoli, li pregò di fargli sapere che desiderava vederlo. Schiavoni, giunto a Genova, trovò una lettera di Poerio che lo chiamava in fretta a Torino. Vi giunse e trovò Massari che l’aspettava alla stazione, e lo condusse da Poerio. Tutti e tre andarono dal ministro a casa, e trovatolo che andava a pranzo, vi furono da lui invitati. Diede poscia allo Schiavoni una lettera scritta tutta di suo pugno, e diretta al Devincenzi, raccomandando allo Schiavoni stesso di partir subito e consegnarla al destinatario, dopo che di essa gli ebbe per sommi capi riferito il contenuto, ch’era