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in maniera assoluta. A Foggia venne arrestato il celebre birro Merenda, e a Foggia si gridò pure: Viva Luigi I. Della cospirazione si parlava molto in Puglia e io lo ricordo bene, e si diceva che era il partito della Regina madre che cospirava, aiutato dalla camarilla, da monsignor Gallo, da qualche generale e da alcuni vescovi, tra i più fedeli alla memoria di Ferdinando II. Si citavano fra questi, monsignor Pedicini di Bari, monsignor Matarozzi di Bitonto, monsignor Longobardi di Andria, monsignor Apuzzo di Sorrento, monsignor lannuzzi di Lucera, col padre Paradiso, rettore di quel collegio dei gesuiti e con un monaco di San Giovanni di Dio, andato da Foggia a Lucera, e con monsignor d’Avanzo di Castellaneta. Si disse pure che il centro della cospirazione fosse la Puglia, dove i ricordi del viaggio e dei principi erano più vivi e i vescovi più devoti; e della Puglia si aggiunse essere stata scelta come punto principale la provincia di Foggia, soprattutto perchè nativo di Foggia era il padre Borrelli. Le apparenze della verosimiglianza erano anche troppe. Forse non tutte queste voci avevano fondamento, e forse qualche vescovo, di quelli che ho citati, vi era estraneo; ma certo è, che il ministero raccolse le prove della congiura non solo nelle Puglie, ma in altre provincie del Regno, e Filangieri presentò quelle prove al Re, il quale senza neppur posarvi gli occhi sopra, buttò le carte in un camino, dicendo al primo ministro: “È la moglie di mio padre„. Ed è vero anche che, venuta la cosa a notizia di Maria Teresa, questa se ne dolse col Re e disse, e ripetettero con lei i suoi partigiani, che quei documenti e quei gridi erano opera di pochi facinorosi nemici di lei, per metterla in mala vista col figliastro e crear divisioni nella famiglia. E vero infine che la Regina, la quale odiava Filangieri, incontratolo in quei giorni nella Reggia di Napoli, gli chiuse violentemente l’uscio sulla faccia. Caduto Filangieri, della cospirazione non si parlò più, anzi le relazioni apparenti tra Francesco II e Maria Teresa furono cordiali e divennero cordialissime, quasi affettuose, a Roma.
Una cospirazione per il conte di Trani, quando fosse riuscita, avrebbe rappresentato un ritorno a Ferdinando II, e ciò non pareva possibile, n conte non era simpatico; non aveva la bonarietà di Francesco, ne la festosità di Alfonso e di Gaetano: taciturno e impenetrabile, somigliava tutto sua madre. Quelli che han conser-