Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/322


— 314 —

gliamo dunque oggi restare e morire napoletani con la bella civilizzazione che con tanta saviezza questo Re ci donò. Il figlio di Ferdinando II non potrebbe tenere con mano ferma lo scettro che ha ereditato da suo padre di gloriosa rimembranza? Il figlio della venerabile Maria Cristina ci abbandonerebbe vilmente al nemico? Francesco II, nostro dilettissimo Sovrano, non avrebbe le virtù e le qualità del più umile dei Re? No, no, ciò non può essere.

Sire, salvate dunque il vostro Popolo! Noi ve lo domandiamo a nome della religione che vi ha consacrato Re, a nome della legge ereditaria del Regno che vi ha dato lo scettro dei vostri antenati, a nome del diritto e della giustizia che vi fanno un dovere di vegliare continuamente alla vostra salvezza e, se è necessario, di morire per salvare il vostro Popolo. Ma la Patria in pericolo vuole quattro cose; eccole:

1° Il vostro Ministero tutto intero vi tradisce; i suoi atti ne fanno fede; le sue relazioni coi Giudei e i Pilati lo attestano. Che il vostro Ministero sia dunque sciolto e surrogato da uomini onesti e devoti alla vostra Corona, ai vostri Popoli ed alla Costituzione.

2° Molti stranieri cospirano contro il vostro trono e contro la nostra nazionalità. Che questi stranieri siano espulsi dal Regno.

3° Numerosi depositi di armi esistono nella vostra capitale. Che un disarmamento sia ordinato.

4° La Polizia è tutta intera devota al nemico. Che la Polizia sia sciolta e surrogata da una Polizia onorevole e fedele.

Sire, ecco quel che vi domanda il vostro Popolo napoletano. La vostra Armata è fedele tanto quanto è brava. Prendete dunque una spada e salvate la Patria! Quando si ha per sé il diritto e la giustizia, si ha con sé Iddio!

Viva il Re nostro Francesco II! Viva la Patria! Viva la brava Armata napoletana.


In quei giorni stessi il Governo credè necessario sostituire l’intendente di Catanzaro Giannuzzi Savelli con Luigi Vercilli; e il Capone di Avellino, col conte Onorato Caetani.