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che gli erano dinanzi. Solo prorompeva in qualche raro scatto d’ira contro il Piemonte, contro il Persano e contro il Villamarina, i quali cospiravano sotto i suoi occhi, senza ritegno, ma era ben lungi dal provocare contro essi misure severe.

Dopo la sanguinosa giornata di Milazzo, che fu il 20 luglio, e la capitolazione di quel forte e poi di quella di Messina, la Sicilia, tranne le fortezze di Messina e di Augusta, ubbidiva tutta a Garibaldi, che vi aveva nominato suo prodittatore il Depretis. Il quale, ricevendo il municipio o Senato di Palermo, non dubitò di parlare esplicitamente del nuovo Regno d’Italia, che si costituiva e della sua capitale, che doveva esser Roma, sino a pubblicare lo Statuto del Piemonte e ad imporre ai funzionarii pubblici questo giuramento: “Giuro di esser fedele a S. M. Vit- torio Emanuele, di osservare lealmente lo Statuto e le leggi dello Stato, e di esercitare le mie funzioni nel solo scopo della difesa del Re e della patria„. Contro questi atti protestò il De Martino con nota alle potenze, in data del 21 agosto; protesta che dal Bonghi fu chiamata nel Nazionale “il canto del cigno„. Garibaldi entrò a Messina con Cosenz e Bixio, il giorno 30 luglio e vi nominò governatore Emanuele Pancaldo, che poi fu deputato di estrema sinistra: una testa accesa, che diresse ai suoi concittadini, nell’assumere il potere, questo incredibile manifesto:


Messinesi! — li Dittatore, creandomi vostro governatore, ritenne ciò che io gli significai: cioè, che nella sola vostra convergenza (sic) mi reputai idoneo e sufficiente alla Dittatura distrettuale che indosso (sic). Vi prego dunque accordarmi la vostra efficienza (sic) e presentarvi meco solidali (sic) al cospetto de’ gravi doveri, che mi circondano, senza sopraffarmi quando la vostra convergenza (sic) mi rende eguale alla vostra corporativa dignità (sic). In quanto a me posso somministrarvi due elementi (sic), e rendermi in essi solo risponsabile di tutte le mie operazioni, la più perfetta abnegazione di me stesso e il buon volere. Tutt’altro che mi è d’uopo lo invoco da voi ed in questa fiducia mi pongo all’impresa.


Da quel giorno, Messina divenne il centro dei preparativi per la campagna sul continente.

I lavori per la spedizione erano condotti innanzi con febbrile attività. Le forze garibaldine si concentravano tra Messina e Punta di Faro, e i contatti tra la riva sicula e la calabrese erano frequentissimi, malgrado la presenza di alcune