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di andare al teatro, diceva di non sentirsi bene, o addirittura di aver mutato pensiero, e al teatro non andava naturalmente neppure il Re. Quindi contrordini alle scuderie e controavvisi al teatro, dove, fin dalla mattina, si era disposto il servizio speciale per i Sovrani. Preferiva la vita di famiglia e la compagnia del marito a tutto. Non pronunziava l’erre, per cui chiamava suo marito Fevdinando; e il suo intercalare, udita una notizia, era: “la divò a Fevdinando„. Conosceva tutti gli alti funzionari e alcuni prediligeva, ed erano i più zelanti. Alle volte, quando il Re stando a Caserta o a Gaeta, si occupava degli affari di Stato con ministri o direttori, intendenti o vescovi, la Regina vi assisteva e spesso interloquiva; ed altre volte origliava da una stanza vicina. Nulla le sfuggiva, dai particolari più intimi di Corte, agli affari più gravi dello Stato. Era dai liberali detestata più del Re e suscitava in loro maggiori antipatie, che non ne suscitasse il marito. Essa aveva una volontà decisa ed era religiosa fino all’ostentazione. Udiva la messa tutte le mattine, assisteva alla benedizione tutte le sere, diceva il rosario col Re e coi figliuoli, si confessava non meno di una volta al mese e distribuiva parecchie elemosine. Non invano si ricorreva qualche volta a lei, ma non era agevole il ricorrervi.

S’immagini quali sentimenti si dovessero agitare in una donna così fatta, che non poteva sentir amore per il figliastro, divenuto Re e che lei seguitò a chiamare familiarmente Franceschino. Non sembrava umano che quella donna, per quanto religiosa, si rassegnasse a perdere tutto il suo potere e a vedere, al suo posto, una giovanetta di diciotto anni, la quale, da meno di quattro mesi, era venuta nel Regno, ignara di tutto, anche della lingua e con tendenze così opposte alle sue: una giovanetta, che lei aveva trattata dal primo momento, come un’educanda e della quale unica distrazione erano i suoi pappagalli, i suoi cani e i suoi cavalli, il passar molte ore del giorno nelle scuderie o al maneggio, ovvero il far lunghe passeggiate a cavallo, in costume di amazzone, nel bosco di Capodimonte, accompagnata da uno o due maggiordomi; una giovanetta che cambiava abiti più volte al giorno e si faceva fotografare a cavallo, in carrozza, in piedi, da Regina con la corona, o più spesso di profilo, ed anche in grande abito scollato e diamanti sulla testa, sola, o in compagnia del marito e dei cognati in grande uniforme. V’ha anche di più.