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tale inchiesta. Nello stesso Consiglio si stabilì che ciascun ministero acquistasse quindici copie del Manuale del cittadino costituzionale, edito dal Perrotti; e si discusse sopra una speciosa domanda di alcuni impiegati e ufficiali, i quali chiedevano un giudice, che rivedesse le obbligazioni da loro contratte con gli usurai! La domanda fu respinta, donde nuove cagioni di malcontento. Nel Consiglio del 22 luglio venne deliberato di allontanare da Napoli, per salvare gli individui e la pubblica quiete, gli ex ministri Troja, Scorza e Murena, l’ex direttore e l’ex prefetto di polizia Mazza e Governa, il colonnello D’Agostino e gli ex agenti di polizia, Schinardi, Barone, Jervolino, Doria e Maniscalco. Quest’ultimo, arrivato il giorno 8 giugno, aveva preso alloggio presso la sua famiglia, in un appartamento alla Riviera, a poca distanza dal palazzo Salza, dove abitava don Liborio Romano, vivendovi ritirato e senza veder nessuno, tranne Filangieri e suo figlio Gaetano. All’ordine di partire comunicatogli personalmente da don Liborio, rispose che sarebbe andato a Marsiglia, e partì infatti con la famiglia il 28 luglio. Il passaporto rilasciatogli dal ministro degli affari esteri, diceva cosi: “Partendo per Marsiglia il cav. don Salvatore Maniscalco di Messina di anni 47, con la moglie, la madre, cinque piccoli figli ed un domestico. Salvatore Romano ecc.„. E conteneva i seguenti connotati: proprietario, statura giusta, viso regolare, capelli biondi„. Giunse a Marsiglia il 31 luglio, e il 6 agosto di quell’anno stesso andò in Avignone, come si rileva dallo stesso passaporto. Maniscalco, oltrechè della medaglia d’oro per la campagna di Sicilia, era insignito di quasi tutti gli Ordini cavallereschi di Europa, e la lettera con la quale Drouyn de Lhuys gli comunicavìu la nomina, a nome dell’Imperatore, di uffiziale della Legion d’onore, era piena di cortesie. Perchè indicasse sua patria Messina^ nessuno ha saputo dirmi, neppure il figliuolo. Inoltre il ministero deliberò di rinnovare la metà dei Decurionati, togliendo i più vecchi decurioni di nomina, e scegliendo i nuovi fra gli eleggibili, secondo la nuova legge elettorale, o secondo quella del 1848; e deliberò infine di nominare sindaci le persone di maggiore onestà, capacità ed attaccamento agli attuali ordini costituzionali. Tale ricomposizione per il 6 agosto avrebbe dovuto essere compiuta; ma non se ne fece nulla, e il Decurionato di Napoli restò tale e quale fino all’ingresso di Garibaldi.