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Con questo intendimento, e nel fine ancora di toglier materia a’ disordini le cui conseguenze mal si saprebbero misurare, prego l’E. V. fare in moda che tosto sia allontanato dalla sua sede monsignor Falcone, prelato delle chiese di Altamura ed Acquaviva, un tempo liberale per ambizione, poscia per ambizione persecutore di liberali, laudatore impudente del governo dispotico, ed oggi, per non poter cancellare tanti profondi vestigi di dispotico operare, macchinatore indefesso di reazione assolutista. Sia pur dalla sede sua allontanato il vescovo di Muro, non meno del Falcone, a parole ed a fatti, pericoloso nel novello ordine di cose. Siano infine allontanati i vescovi di Bitonto e Bovino, pastori anche essi immemori del sublime lor ministerio, cittadini ribelli alle leggi dello Stato, e nel popolo seminatori di scandali e turbolenze pericolosissime.

Queste cose, che ho l’onore di rassegnarle, l’E. V. le abbia per ferme. Non può il ministero di Polizia rispondere della pubblica tranquillità, se le cause de’ disordini non sian rimosse con prudenza e fermezza ad un tempo; e tra queste cause prima è il contegno dell’Episcopato rimpetto al rinnovato Statuto Costituzionale. Cessi questo contegno, ed il paese è salvo, in quanto umanamente possa esser salvato.

Sono di V. E.

Il direttore dell'interno e polizia
firmato: M. Giacchi.1



Non erano ancora stati presi tutti i provvedimenti chiesti dal Giacchi, che, in data 29 agosto, il maresciallo di campo Flores dirigeva da Bari ai ministri della guerra e dell’interno il seguente telegramma:

È impellente che sgombri da Bari l’arcivescovo, che è universalmente abborrito, ed il resto dei gesuiti qui rimasti. Prego dare ordini impellenti, non volendo compromettere la tranquillità del paese, la quale è nella massima velleità (sic). Dia ordini per non avere scandali compromessi (sic)„.

Per il 2 settembre il vescovo di Sessa era chiamato a Napoli ad audiendum verbum ed egli fu fatto partire dalla sua residenza, scortato da guardie nazionali, per salvarlo dall’ira del popolo che lo accompagnò sin fuori il paese, con grida di fuori e di abbasso, con fischi e minacce, e sparando mortaletti e fucili in segno di giubilo. Molti vescovi lasciarono le sedi, per paure immaginarie; altri per paure reali, come quello di Foggia, assai malviso. Monsignor Iannuzzi, vescovo di Lucera, restò in diocesi sino al 10 settembre, ma s’impauri, quando, in una dimostrazione dopo l’entrata di Garibaldi, fu chiamato al balcone del palazzo vescovile a benedire le bandiere

  1. Archivio Giacchi.