Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/287


— 279 —

Maggiori erano le ire contro monsignor Falconi, prelato palatino di Acquaviva e Altamura e devotissimo, come si è veduto, alla dinastia regnante. Giuseppe Capriati, sindaco di Bari da due anni, e nominato intendente provvisorio della provincia, il 14 agosto, rimetteva al ministero dell’interno una supplica, firmata da circa sessanta cittadini di Acquaviva, galantuomini, artigiani e contadini, i quali, rifacendo la vita di monsignor Falconi e dipingendolo, con iperbole rivoluzionaria, quale dilapidatore delle casse pie e religiose, disturbatore di monache e reazionario furente, chiedevano che fosse allontanato.1

E il Capriati confortava di sua autorità questo memorandum con una sua nota riservata e pressante, che vai la pena di riferire, come segno dei tempi:


Eccellenza, Poichè Vostra Eccellenza si degnava onorarmi delle provvisorie funzioni d’intendente in questa Provincia, fu mio primo pensiero il richiamare convenientemente i Sindaci e Comandanti le Guardie Nazionali dei Comuni, al sacro dovere di spiegare tutto lo zelo e l’energia perchè la pubblica tranquillità non venisse nelle rispettive giurisdizioni menomamente compromessa per opera dei tristi reazionari, inculcando la maggior solerzia per isventare a tempo e reprimere ogni reo conato.

Di risposta a queste premure il Sindaco di Acquaviva in data 12 volgente, mi ha diretto il seguente uffizio:

“Di riscontro al suo foglio riservatissimo del 10, andante mese, mi pregio assicurarla che qui, per la solerzia della Guardia Cittadina e dei liberali, non è stato finora turbato l’ordine pubblico. Non però i tristi reazionari al margine segnati: 1° Giudice Regio; 2“parroco don Giuseppe tesoriere lacovelli; 3° D. Giovanni Antonio barone Molignani, ex capo urbano; 4° D. Francesco barone Molignani; 5° D. Francesco Saverio Spinelli; 6° D. Francesco canonico Cirielli; 7“D. Francesco sacerdote Cirielli, instancabilmente agiscono, spargendo voci sediziose presso il volgo; ed attendono il momento opportuno per spingerlo ad una ribellione contro l’attuale ordine politico, nella speranza che potesse ritornare il tempo della vecchia opprimente polizia. Essi non pertanto, anzichè agire per proprio conto, seguono l’impulso, e le disposizioni del famigerato reazionario monsignor D. Giandomenico Falconi, prelato ordinario delle Reali Chiese di Altamura ed Acquaviva, essendovi una perenne diurna corrispondenza di corrieri tra i due paesi.

“Il detto prelato non soddisfatto di avere instancabilmente gravato la mano sul ceto de’ liberali per il corso di circa dodici anni, con persecu-

  1. Pubblicai nella prima edizione il testo di questo documento, notevole non per le verità che contiene, ma per le esagerazioni e le volgarità che vi abbondano.