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di metter fuori un’ordinanza, comminante la sospensione dei fogli politici, i quali non avessero adempiuto al versamento di quella cauzione in tremila ducati, da depositarsi in contanti, o in rendita iscritta. Appena uscita l’ordinanza, il Nazionale versò la cauzione, mentre l’Italia potè sottrarsene, mediante un permesso speciale. Ma la misura era grave e sollevò tanto rumore, che il ministero accolse un mezzo termine burlesco, suggerito dall’Omnibus, di accettare, cioè, per cauzione un biglietto di tenuta di ducati tremila, dando due mesi di tempo per adempiere alle disposizioni di legge. Con tale ripiego, non meno di quindici, tra giornali e giornaletti, seri ed umoristici, seguitarono a vedere la luce in Napoli. L’ordinanza del comandante di piazza fu in data 16 agosto; ma, per lo spediente dell’Omnibus, essa restò quasi lettera morta, perchè il biglietto di tenuta fu facile a quasi tutti quei giornali di procurarselo. La libertà della stampa, con i suoi eccessi, costituì la vera debolezza del ministero costituzionale, le cui buone intenzioni erano sospette, o addirittura calunniate, e la cui opera, incerta e inefficace, ispirava non minori diffidenze.
L’onda incalzava, e il ministero cercava frenarla, ma non vi riusciva. Il 4 agosto, pubblicò il suo programma, dal quale molto si attendeva. Cominciava col dichiarare, che avrebbe difesa la religione, proposte le riforme comunali, riattivate le opere pubbliche, e prometteva attuazione piena e sincera della Costituzione. Continuava, in curioso stile polemico: “il Governo eccita il patriottismo di quanti vi ha uomini onorandi ad agevolarlo con l’opera loro, e ricorda le parole di un grande italiano: non dichino (sic) gli uomini: io non feci, io non dissi, perche comunemente la vera laude è di poter dire: io feci, io dissi„. Prometteva, riguardo alla politica estera, la lega col Piemonte. “Il ministero, soggiungeva, è pronto e deciso a tutto intraprendere, tutto operare per raggiungere il grande scopo del consolidamento della monarchia costituzionale e della italiana indipendenza„. E concludeva, augurandosi che la futura rappresentanza “sarà l’opinione legale della vera maggioranza, cui solo è dato sperdere diffinitivamente le incertezze, annullare fin l’eco importuna del passato, e farsi guida delle giuste e legali aspirazioni„.
Questo programma, al contrario, non produsse effetto: troppa