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CAPITOLO XIII


Sommario: Nuovi intendenti e sottointendenti — Il patriziato legittimista — Il Re e il ministero — Le dimissioni del generale Nunziante — Il giuramento degl’impiegati e delle truppe — La libertà di stampa — I principali fogli politici — Un’ordinanza del comandante la piazza di Napoli e lo espediente dell’Omnibua — Il programma del ministero — Disordini nelle Provincie — Patti di Taranto e di Bari — La persecuzione dei vescovi — Il vescovo di Muro e il vescovo di Castellaneta — Attentato contro quest’ultimo — Un rapporto del sottointendente di Gaeta — Documenti caratteristici — Protesta degli Acquavivesi contro monsignor Falconi — Una nota dell’intendente di Bari — Rapporto di Giacchi al ministro di polizia contro i vescovi d’Ariano, di Muro, di Bitonto, di Bovino e contro monsignor Falconi — Telegramma del maresciallo Flores contro l’arcivescovo di Bari — Il vescovo di Sessa parte dalla sua diocesi — La ribellione del seminario di Matera — I vescovi di Trani, di Molfetta e di Conversano.


Il Giornale Ufficiale seguitava a pubblicare liste di proscrizione. Il vecchio mondo si veniva sfasciando, inesorabilmente. Tutti gl’intendenti, parecchi sottointendenti, procuratori generali, presidenti di Corti criminali, giudici e impiegati minori di altri ministeri, venivano dispensati dal servizio, o messi in ritiro o in attenzione di destino. Erano queste le formole di uso, mentre quella, rimasta famosa: destituito in omaggio alla pubblica opinione, fu introdotta dalla dittatura. I ministri, specie don Liborio, presentavano lunghe liste di proscrizione al Re, il quale cercava diminuire il numero dei colpiti, od attenuarne gli effetti. Qualche volta diè prova di fermezza, scrivendo accanto ad alcuni nomi: no, no; e altre volte cancellandoli di suo pugno. Ma queste liste, che furono ben povera cosa rispetto a quelle, veramente silliane, che si pubblicarono sotto la dittatura, mentre non accontentavano i liberali più esigenti, alienavano dal Re gli ultimi