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del 1848, il quale Statuto, essi dicevano, se dopo qualche tempo si trovò sospeso in conseguenza di luttuosi avvenimenti che non accade ora rammentare, non però fu mai abrogato. E con decreto dello stesso giorno, Francesco II lo richiamava in vigore, convocando i collegi elettorali per il 19 agosto, e il Parlamento per il 10 settembre. Da questo momento l’attività del ministero sembrò eclusivamente rivolta a nominar commissioni, per preparare progetti di legge e riforme. Il 2 luglio, il maresciallo Cutrofìano dichiarava tolto lo stato d’assedio, anche perchè in quel giorno corse voce che fosse stata conclusa la lega col Piemonte, onde gran folla attese innanzi alla Reggia il Re, che si diceva sarebbe uscito in carrozza con Villamarina e Brenier. Si affermava che il Re di Piemonte avesse risposto: “accettare l’alleanza e attendere con gran piacere la missione straordinaria, che gli s’inviava per trattare la lega; pregare il Re di avere in vista più le idee nazionali che le particolari franchigie; desiderare la cooperazione dei buoni ufficii della Corte di Napoli fra lui e la Santa Sede; non opporre nulla alla condizione di non riconoscere l’annessione delle Romagne„. Il 3 luglio, il principe di Torella chiamava Leopoldo Tarantini, Saverio Baldacchini, Carlo Toraldo e Raffaele Lucarelli a far parte della commissione per preparare il progetto di legge sulla stampa. Ad elaborare la legge elettorale, il ministro dell’interno nominava Giuseppe Aurelio Lauria, Giuseppe Colonna di Stigliano, il marchese Rodolfo d’Afflitto e Costantino Crisci; e, due giorni dopo, Antonio Troysi, Gaetano Ventimiglia, Giuseppe Gailotti, Gabriele Capuano, Carlo de Cesare, Costantino Baer, Tito Cacace, Francesco Sorvillo, Luigi Balsamo e Alessandro Gicca venivano chiamati a studiare i progetti finanziari da presentarsi alle Camere. Il 7 luglio, erano limitate le funzioni di polizia allapunizione dei reati, e si prometteva di conservare degli antichi impiegati solo quelli, che per la loro morale ed intemerata condotta, non avessero demeritato della pubblica opinione. Il 10 luglio, il Consiglio di Stato aboliva la pena delle legnate.

Cominciò l’ecatombe dei vecchi uomini. Neil’intendenza di Napoli, al principe di Ottaiano succedeva Giovanni Cenni; e vennero messi al ritiro gl’intendenti Mandarini, Sabatelli, Sozi Carafa e Dommarco; il segretario generale della prefettura, Merenda e i commissari di polizia, Maddaloni, Morbillo, De