Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/263


— 255 —

pochi giorni, mal rassegnandosi a non più ricevere il corpo diplomatico. I nuovi direttori furono nominati più tardi.

Erano nel porto sette legni francesi e due inglesi, che presero parte alle salve. Brenier diceva che le due flotte erano in rada per evitare possibili saccheggi da parte della plebe reazionaria, ed anche un possibile bombardamento, qualora, non decidendosi il Re a dare la Costituzione, fosse scoppiata la rivoluzione a Napoli. Elliot assicurava persino che Mazzini era in Sicilia, e certo le preoccupazioni del governo erano tali, che, la sera del 18, seimila uomini usciti dai Granili, andarono ad accamparsi tra Bagnoli e Pozzuoli, temendosi colà uno sbarco di rivoluzionarii.

La mattina del 26, il Re e la Regina tornarono a Napoli in carrozza scoperta. Il Re cercava di mostrarsi ilare, ma era pallido ed abbattuto per le febbri sofferte. Lungo il percorso furono rispettosamente salutati, ma non ebbero le clamorose accoglienze che si aspettavano. Il giorno 27, tra le salve dei legni ancorati nel porto, s’inalberò la bandiera tricolore sui castelli e sulle navi da guerra. Nella scelta dei nuovi ministri ebbe non piccola parte il conte d’Aquila, o almeno grande fu il suo affaccendarsi perchè così si credesse. Avrebbe voluto che Giuseppe Ferrigni fosse ministro di giustizia, ed ebbe all’uopo frequenti colloquii con lui; ma il Ferrigni non volle saperne. Si narra che allo Spinelli, il quale insistette anche la sua parte perchè egli entrasse nel ministero, il Ferrigni rispondesse essere Francesco II un moribondo, al che si aggiunse pure che lo Spinelli avrebbe replicato: “Ma noi da medici pietosi cerchiamo di prolungarne le ore„. L’aneddoto è riferito in un opuscolo, venuto alla luce nel 1895 e dedicato alla memoria del Ferrigni; e vi è pur pubblicato il testo della letterina che il Ferrigni scrisse al conte d’Aquila in data del 26 giugno.1 Al marchese Rodolfo d’Afflitto fu offerto il ministero dell’interno, che non volle accettare, perchè l’alleanza col Piemonte non era assicurata, e la Costituzione, data precipitosamente, parvegli che distruggesse il vecchio governo senza la possibilità di formarne uno nuovo.

Per il 28 il Re dispose che vi fosse gran gala, con le con-

  1. Luigi Antonio Villari, Cenni e ricordi di Giuseppe Ferrigni. — Napoli, tipografia Priore, 1895.