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I liberali ripetevano una frase di Garibaldi: fra quindici giorni a rivederci a Napoli. Questa frase era stata ripetuta anche in Corte, e Nunziante, cominciando in quel giorno a liberaleggiare, diceva che il Re dovesse fare delle concessioni; che il maledetto vapore austriaco era stato l’uccello del malaugurio, e l’Austria, come sempre, la rovina di Napoli!


Il 1° giugno, vi fu nuovo Consiglio di Stato per decidere se si dovesse proporre al Re la concessione dello Statuto. Troja, Carrascosa, Scorza e Ajossa si mostrarono più che mai avversi. Fu riferito che Brenier avesse detto dovere prima il Re dare la Costituzione, e poi egli scriverebbe a Walewski per chiedere la promessa e desiderata guarentigia. Venne deciso di affidare a Filangieri, Gamboa e Carafa l’incarico di formulare un progetto di Costituzione, il quale fosse un mezzo termine tra quello proposto l’anno innanzi da Filangieri, la Costituzione bozzelliana del 1848 e la sarda. Dopo il Consiglio, il Re si trattenne a parlare coi principi reali, con Filangieri e Carafa, delle cose di Sicilia. Erano arrivati quella mattina da Palermo il generale Letizia e il colonnello Buonopane, inviati da Lanza, e avevano riferito al Re tutto ciò che vi era accaduto, dal 27 al 30 maggio, descrivendo con colori molto oscuri lo stato dell’esercito e le condizioni di Palermo e concludendo che, allo stato delle cose, non vi era altro da fare che ritirarsi. Il principe di Satriano espose al Re tutto un piano per la ritirata, consigliando il concentramento delle truppe ai Quattro Venti, come il punto più adatto anche per un eventuale imbarco di queste. Il piano fu approvato dal Re, che ordinò di far ripartire il giorno stesso Letizia e Buonopane, con la Saetta. Ma, nella notte seguente, Filangieri venne chiamato in gran fretta a Portici, e vi trovò col Re, Nunziante e Latour. Il Re gli disse che Letizia e Buonopane non erano ancora partiti, perchè Nunziante e Latour, due di quelli, che Filangieri chiamava per ironia gli strateghi, consigliavano un altro piano, e questo era di far muovere le truppe per la pianura della Guadagna, in prossimità del mare, verso sant’Erasmo; di formare in quel punto un campo trincerato; di tenere il forte di Castellamare e la batteria del molo, perchè al momento opportuno si potesse ricominciare il bombardamento della città. Filangieri disapprovò vivacemente questo piano; disse perico-