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E più giù sullo stesso foglio:
Confermo quanto ha scritto disopra il colonnello Medici, e prometto di aiutare l’impresa con i mezzi, che fornirà la sottoscrizione in favore della Sicilia aperta dalla Società Nazionale Italiana.
Il signor Plutino è incaricato pure di trattare in Francia e ovunque volesse
Il Fresidente (firmato) La Farina.
E più innanzi, sempre sullo stesso foglio:
Il latore della presente è il signor Agostino Fiutino, già colonnello della guardia nazionale di Reggio di Calabria e fratello dell’ex-deputato Antonino Fiutino, che è partito per Sicilia con la spedizione del generale Garibaldi.
Noi qui sottoscritti e già deputati al Farlamento e cittadini di quelle Provincie conferiamo con la presente al sullodato nostro egregio concittadino Agostino Fiutino, pieno mandato con le più ampie facoltà, affinchè promuova la raccolta di tutti i mezzi necessari per sostenere e diffondere il moto nazionale nelle Due Sicilie impegnando la nostra parola di far ratificare il suo operato, e qualunque contratto egli sarà per conchiudere con case inglesi, non appena sarà costituito un Governo nazionale.
Torino, 5 giugno 1860.
Firmati: Carlo Poerio, già deputato al Parlamento di Napoli — Duca di Caballino, Sigismondo Castromediano — Pietro Leopardi, già deputato al Parl. Nap., e inviato straordinario e ministro plenipotenziario presso la Real Corte di Sardegna — Giuseppe Pisanelli, già deputato al Parl. Nap. — Antonio Ciccone, id. id. — Raffaele Conforti, id. id. — Giuseppe Tripepi, nominato nel 1848 Commissario del potere esecutivo nella provincia di Reggio — Cav. Raffaele Piria.1
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E in data 1° giugno, Salvatore Tommasi presentava e raccomandava il Plutino ad Antonio Panizzi, perchè lo coadiuvasse nell’impresa.2
Il 30 maggio, alle 10 1/2 del mattino, fu tenuto un grande Consiglio di stato e di famiglia, al quale intervennero i conti d’Aquila, di Trapani e di Trani, e Filangieri, Troja e Giuseppe Ludolf, ministri di Stato. Filangieri fu mandato a chiamare alle 11 1/2. Appena giunto, Francesco II lo invitò a parlare. Filangieri disse, che, anche in quei momenti, così paurosi e gravi,