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colonna Von-Mechel, uscita il 21 ad incontrare Garibaldi, e rivela abbastanza sangue freddo in quell’immenso pandemonio del suo stato maggiore. La colonna Von-Mechel era formata da eccellenti truppe, e il comandante era buon militare, più ricco di coraggio che di talento, più di ostinazione che di risoluzione. Egli non riuscì a persuadersi dell’inganno, in cui lo trasse Garibaldi al Parco, quando gli fece credere che, per la via di Corleone, s’internava nell’Isola, abbandonando le artiglierie. Von-Mechel se ne persuase solo quando ebbe dal generale in capo l’ordine di rientrare a Palermo, invasa da Garibaldi. Si disse che il maggiore Bosco, il quale comandava un battaglione di quella colonna, accortosi dell’inganno, consigliasse Von-Mechel a tornare indietro, mettendo Garibaldi fra due fuochi, e sbaragliando la rivoluzione nel piano della Guadagna, ma che il comandante, tenace come tutti quelli della sua razza, (era svizzero) non gli desse retta. Questo giovane maggiore Bosco, che figurò in Sicilia, a Gaeta e poi a Roma come il bollente Achille dell’esercito napoletano e del legittimismo, e da maggiore divenne in pochi mesi colonnello e generale, era pieno di valore, ma in lui la vanità oscurava il valore, perchè non sapeva affermarlo che teatralmente, come se fuori gli occhi del mondo, non vi fossero stimoli o rischi per lui. Era un bel giovane e anche, si diceva, à bonne fortune, benchè i malevoli sussurrassero che egli non potesse giovarsi molto di questa fortuna. Si rese comicamente celebre mandando a sfidare Garibaldi, e proponendogli di metter fine così alla guerra, ma è certo che fece il suo dovere e il suo nome va ricordato e onorato. Se una metà degli ufficiali borbonici avesse fatto il proprio dovere, sia pure teatralmente come il Bosco, la fortuna delle armi regie in Sicilia sarebbe stata diversa. Dunque Von-Mechel non volle sentire il consiglio di Bosco, nè prima, nè poi e non tornò a Palermo, che chiamatovi dal Lanza, all’alba del 30 maggio, tre giorni dopo che Garibaldi vi era entrato. Sulle ore tarde della notte andò via via scemando il fuoco, ma tutto lasciava credere che sarebbe stato ripreso l’indomani. Lanza fece interrogare la sera del 27 l’ammiraglio inglese per mezzo del comandante Chretien, se volesse ricevere a bordo due generali incaricati di trattare un breve armistizio per seppellire i morti e curare i feriti. Mundy risponde affermativamente, a condizione che i due generali trattino con Garibaldi. Lanza replica