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e che Rosolino Pilo fosse stato ucciso a San Martino, il 21 maggio; si seppe e si diffuse invece rapidamente la notizia, che quasi tutte le squadre, ricomposte dopo il 4 aprile, si erano riunite a Misilmeri, intorno a Garibaldi. Marinuzzi vide Garibaldi la prima volta a Misilmeri e gli narrò i particolari della morte di Pilo. A Misilmeri fu passato a rassegna l’esercito delle squadre, che rappresentava il maggior contingente armato, che la rivoluzione siciliana portava a Garibaldi. Erano giovani villani quasi tutti, armati malamente di pali, di forche, di falci e di coltelli e pochi con vecchi fucili: erano caprari e bovari, giovanetti di campagna, picciuotti, quasi tutti scalzi, e pochi gli elementi civili. Questi villani non chiedevano per battersi che un trunco d’albero o nu petrone, per difendersi la faccia e il petto, ed erano entusiasti di Garibaldi, di quel Garibaldi, marito, secondo essi, di una bella signora che si chiamava Talia, la quale era figlia di un Re valoroso e potente, che si chiamava Vittorio Emanuele, amico della Sicilia e nemico dei napoletani.

La polizia fece in quei giorni i suoi ultimi sforzi. Il 14 maggio, fu arrestato Martino Beltrami Scalia, il quale aveva potuto sfuggire fino allora agli arresti, perchè erano a Palermo due Martini Beltrami, e si era potuto giuocare di equivoci e di astuzie. Questi due Martini Beltrami erano tipi diversi e militavano in due differenti campi politici. L’attuale senatore genero, come si è detto, del barone Pisani e professore di geografia nell’istituto Daita, era stato uno degli elementi più operosi e più indomiti delle cospirazioni liberali in tutti quegli anni. Il 15 aprile Maniscalco ordinò l’arresto di Rocco Ricci Gramitto, cospiratore animoso e figliuolo di Giovanni Gramitto, uno dei quarantatre esclusi dall’amnistia, e che morì in esilio a Malta nel 1850. Maniscalco credeva che il Ricci Gramitto fosse corso a Girgenti, sua patria, dopo la giornata del 4 aprile, e però in data del 15 inviò all’intendente di quella provincia il seguente ordine: si piaccia ordinare che il nominato don Rocco Gramitto di Girgenti sia tratto agli arresti, per essere costui un cospiratore.1 Ma il Gramitto, messo sull’avviso dai suoi amici, dapprima si nascose e poi il 26 aprile lasciò Palermo e, superando con molte astuzie infiniti pericoli, potè riparare in

  1. Archiivio Ricci Gramitto. — Il Ricci Gramitto è ora consigliere delegato nella prefettura di Roma.