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che comandavano quelle colonne, facevano eseguire marce senza costrutto. Le notizie che pervenivano dall’interno dell’Isola, erano quasi paurose; dappertutto la convinzione che Garibaldi era alle porte; dappertutto disordini e temerarie resistenze all’autorità. Maniscalco non era più in grado di frenare la marea. Nella notte del 6 maggio un pugno di insorti attacca gli avamposti di Monreale; è respinto, ma il fatto accresce in Palermo l’allarme della polizia e le speranze dei liberali. Tutti quelli che possono fuggire lasciano la città. Il giorno 9, il Comitato ordina nuovamente, con cartellini anonimi, che nessuno debba passare per via Toledo e tutti debbano correre in via Macqueda. L’ordine, manco a dirlo, è eseguito anche questa volta: via Macqueda rigurgita di gente le signore ai balconi sventolano i fazzoletti; si grida dovunque: Viva l’Italia e Viva Vittorio Emanuele; accorrono pattuglie di soldati, ma, incalzate dalla folla, son costrette a far uso delle armi. Vi è un morto e vi sono tre feriti. Vengono prese nuove misure per rinforzare la guarnigione di Palermo, e la sera del 10 vi rientrano le colonne del generale Letizia e del maggiore d’Ambrosio. Nei porti di mare erano non meno frequenti gli allarmi, sia che vi apparisse qualche legno sardo con bandiera tricolore, sia che spuntasse qualche legno inglese. La profonda persuasione che l’Inghilterra favoriva la rivoluzione paralizzava il governo. Si vedeva la mano degl’inglesi dappertutto, anche nelle cose più insignificanti. Un po’ la tradizione dei Borboni di Napoli e di Francia, che vedevano nell’Inghilterra il costante nemico; un po’ la condotta dei consoli inglesi di Palermo, Messina e Catania, e un po’ la presenza della flotta Brittannica, che si trovava a protezione degli interessi inglesi, così numerosi nell’Isola, concorrevano ad autorizzare questi sospetti. Maniscalco restò sulla breccia fino all’ultimo, mostrando di non aver paura, ma senza però nascondersi la gravità estrema della situazione, e persuaso che se veramente Garibaldi fosse sbarcato, con molti uomini ed armi, l’Isola sarebbe insorta come un sol uomo, se non si fosse fatta tabula rasa dei generali, a cominciare dal comandante in capo.


Incalzando le informazioni sul prossimo sbarco di Garibaldi, tutta la truppa fu mobilizzata in colonne, sotto il comando di un generale, di un colonnello o di un maggiore, secondo che erano più o meno numerose. La colonna destinata ad operare