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fu comunicato l’ordine da don Casimiro Pisani, ed io lo feci sentire ai miei, e così egli eseguì con gli altri che io non conosco.

D. — I fatti che finora mi avete narrato si conoscevano da altre persone? Nell’affermativa indicatele.

R. — Dette notizie che io le ho date si maneggiavano da me con Pisani.

Egli al certo conosce delle altre persone alle quali faceva le stesse confidenze che con me e che io non conosco per non avermele giammai confidate, all’infuori dei Capi della rivolta, barone Riso e comp, che di già le ho dichiarato, e che più volte egli il Pisani mi riferiva quando mi portava il danaro dai medesimi contribuito.

Datagli dal Cancelliere funzionante lettura egli, il Riso, ha modificato solamente che le surriferite operazioni si praticavano da lui solamente comprando gli oggetti, i fucili e le munizioni senza che il Pisani fosse intervenuto in tali compre.


L’ultima deposizione del 22 aprile, fu la seguente:

D. — Cosa volete rapportarci?

R. — In continuazione della mia precedente dichiarazione innanzi a Lei fatta mi sono ricordato che fra gli individui associati per far fuoco il mattino del 4 aprile corrente contro le truppe e la polizia alla Gancia onde mandare ad effetto la rivolta e così cambiarsi la forma dell’attuale Governo vi era Filippo Martillaro fallegname, e questi quello stesso giorno fece parte della divisione delle onze 10 da me state consegnate a Francesco La Chiena per dividerle fra tutti gl’intervenuti alla Gancia in quel giorno, che credo che erano circa 22.

Debbo dirle ancora per serenità di mia coscienza che colui che attentò alla vita del Sig. Direttore di Polizia si fu un Palermitano con un coltello avvelenato, e che aveva avuta la promessa di onze 200 sebbene non conosco da chi.

Questo fatto lo appresi dopo consumato l’attentato da persone che nel proposito tennero discorsi.

D. — Potete indicare le persone che tennero tal discorso e con chi parlavano?

R. — Non ricordo in questo momento chi si fossero state tali persone. Parlavano tra di loro ed io le avvicinai perchè miei conoscenti.

D. — Conoscete forse se la cospirazione e lo attentato contro la sicurezza interna fosse stato spinto ed agevolato da qualche potenza estera?

R. — Credo che no, giacché tra congiurati giammai ebbi a sentire discorso che alcuna potenza estera spingeva ed agevolava la rivoluzione che doveva aver luogo in Palermo.


Queste furono le deposizioni giudiziarie. Quelle da lui rese all’ospedale, la mattina stessa dell’arresto, dove giunse più morto che vivo, mi sono riferite da un superstite che fu testimone oculare, il padre Calogero Chiarenza, cappellano assistente nell’ospedale stesso. “La mattina del 4 aprile del 1860, prima di mezzo