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Monteleone, quello che attualmente trovasi arrestato, il principe di Giardinelli, il figlio del marchese Rudinì, il di cui nome ignoro, il figlio del principe di Nisoemi. Questi tutti si riunivano tra di loro, contribuivano il danaro, lo passavano in mano del sudetto Pisani; questi lo dava a me ad oggetto di comprare armi, polvere, e munizioni da guerra, associare persone, e così scoppiare la rivolta come già ho detto.

D. — Chi erano le persone che apprestavano le armi e le munizioni da guerra?

R. — La polvere la comprava per mezzo di don Nenè Rammacca, che era uno dei congiurati coi sudetti individui. Desso si prendeva il danaro dei suaccennati soggetti, si pagava prima la polvere che me ne diede da circa ad un quintale, ed il rimanente del danaro lo passava a me ed io compravo dei fucili per mezzo di diversi giovani che li avevano occultati e per mezzo di diversi villici, di cui in questo momento non ricordo i rispettivi nomi e cognomi. Cosi comprate tali armi le occultava porzione in un magazzino eh© teneva in fitto nel Convento della Grancia ed altra porzione in un magazzino allo Spasimo e propriamente vicino la Magione, che un maestro fallegname aveva preso in affitto da una donna. In detto magazzino venivano occultate le coppole coi nastri tricolori, le granate, che da un giovane fonditore di ferro si costruivano in una fonderia fuori porta di Termini all’insaputa del suo principale, come ancora fondeva le lance. Vi si ripostava anche la polvere ed altre munizioni da guerra.

D. — Indicateci i nomi e cognomi del fallegname che fitto il magazzino e di colui che fondeva le granate e le lance.

R. — Mi sento male, non ricordo in questo momento detti nomi e cognomi. Mi sovviene però che il fallegname mori sul conflitto alla Gancia quando io fui ferito.

D. — I religiosi della Gancia avevano scienza di tale attentato e delle munizioni che voi occultaste in detto loro magazzino?

R. — Non Signore, sono tutti innocenti. Uno di quei religiosi, che mi disse essere il Guardiano, mi affittò quel magazzino due mesi addietro per onze 4, me ne rilasciò il ricevo che io conservai in casa mia. I fucili e le munizioni da guerra li portava io stesso di notte o di giorno nascostamente senza farmi vedere dai religiosi e da chicchessia. Oh! fermo .... Ora ricordo che il maestro che fittò il magazzino presso la Magione chiamavasi maestro Michele fallegname e murifabro che abitava nella strada del Capo, oggi ucciso.

D. — Rapportateci da chi era stata stabilita la giornata per succedere la rivoluzione.

R. — I suocennati soggetti, capi della cospirazione, stabilirono fra di loro che il giorno 4 aprile all’alba doveva attaccarsi il fuoco da me alla Fieravecchia.

Venne da me il sudetto Pisani e fecemi sentire tale puntamento; io allora chiamai diversi giovani che erano uniti con me, li feci venire alla mia casa, che resta vicino la Gancia, dovendo dire che eravamo riuniti per fare dei lavori nella mia casa. Venuti con effetto all’alba del detto giorno, porzione si armarono di quei fucili che trovavansi nel Magazzino alla Gancia, ed una porzione di individui si recarono ad armarsi nel Magazzino sopra la Magione. Io intanto mandai una persona alla Fiera-