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Queste vicende, veramente curiose, potrebbero far sorgere dei dubbi circa la genuinità delle deposizioni di Riso; ma per rendersi conto di questi dubbii, occorre avere innanzi il testo preciso e le date delle deposizioni di lui. Riso depose tre volte: il giorno 6 aprile, la dimane dell’insurrezione; il 17, dopo la fucilazione del padre e il 22 dello stesso mese. Il testo è quale oggi si legge nel volume del processo, esistente nell’archivio di Stato di Palermo.
Al giudice del circondario Tribunali, il 6 aprile, Francesco Riso rese il seguente interrogatorio:
R. — Signore, ieri mattina circa le ore 10 1/2 d’Italia allo uscire di casa fui inseguito dalla forza militare e di pulizia, ed asilatomi dentro il Convento della Gancia, quivi fui ferito da colpo di arma a fuoco non so perchè e individualmente da chi.
D. — Perchè usciste da casa a quell’ora?
R. — Perchè attendeva come è solito a quell’ora i maestri pontonieri miei salariati per lavorare.
D. — Dove dovevate andare a lavorare?
R. — Non aveva destino determinato perchè me ne aspettavo l’inchiesta dai miei dipendenti. Dessi posso indicarli per nome e sono Giambattista, Cosimo, Federico, Giovanni, Mariano.
D. — Erano venuti?
R. — Io non potei ciò vedere, perchè come scesi da casa fui aggredito dalla forza pubblica e mi asilai tantosto nel Convento della Gancia.
Dichiara non potere firmare.
La seconda dichiarazione, fatta al giudice Prestipino, il 17 aprile, è la seguente;
D. — Cosa volete rapportare?
R. - Per serenità di mia coscienza e per tutto quello che di male ne potrebbe venire appresso contro la mia patria debbo dichiararle che sin da due mesi indietro fui parlato da don Casimiro Pisani ad oggetto di far parte con altri e riunire della gente per suscitare una rivolta in Palermo e così armandoci tutti contro le autorità cambiare la forma dell’attuale Governo.
Richiesi io il Pisani chi si erano le persone che facevano capo in tale rivolta; mi disse che vi erano il barone Riso, il figlio del Duca di Cesare, cioè il Duchino, il barone Cammarata, quello che abita sulla strada Macqueda sotto la casa del patrocinatore Calamaro, il figlio del Duca di