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sponsabilità, giungendo perfino a dire, che aveva saputo unicamente da me taluni fatti, dei quali egli era stato partecipe e testimone„. Il Pisani copiò integralmente le deposizioni di Riso e ne fece tre copie. Quel processo subì stranissime vicende, che bisogna rivelare, perchè sono davvero caratteristiche. Al Pisani lo fece chiedere il barone Rocco Camerata Scovazzo, da Ignazio Federico; e qui sarà bene che io lasci la parola al Pisani stesso, che, poco tempo prima di morire, mi scrisse cosi:


“Quel processo non lo riebbi più, e per quante insistenze io ed i miei amici, specialmente il sig. G. B. Marinuzzi, facemmo presso il barone Camerata, tutto riusci inutile. Finalmente, scorsi molti anni, ed essendo ministro dell’interno l’on. Crispi, io presentai un reclamo in linea ufficiale, chiedendo che, a termine di legge, quel processo venisse depositato presso l’Archivio di Stato. Allora, per mezzo del deputato Cordova, furono aperte delle trattative tra il ministro Crispi e il senatore Rocco Camerata Scovazzo, e costui alla fine, dopo tante tergiversazioni, addivenne a consegnare il processo, ma a patto che dovesse rimanere in potere di Crispi. E Crispi accettò di farsene depositario, e dopo qualche tempo dispose, che fosse officialmente trasmesso e depositato presso l’Archivio di Stato di Palermo. Avendo io ciò saputo, mi recai dal direttore di esso Archivio, e lo pregai di farmi rivedere quel documento, pel cui ricuperamento avevo tanti anni tribolato. Ottenuto un tale favore, ed avendo riandato le rivelazioni di Biso, mi accorsi, con mia somma sorpresa, che l’ultimo foglio intermedio d’un quinterno, precisamente il foglio che contiene la deposizione di Biso fatta il 17 aprile, e che è la più importante, era stato ricopiato dalla stessa mano, che aveva scritto il foglio primitivo ed adulterato, interponendo il nome del barone Bocce Camerata Scovazzo nei fatti più importanti della cospirazione che Biso rivelava .... Scoperta quella falsificazione, io ne informai i miei amici di Boma, i quali mi consigliarono di sporgere regolare querela, che fu in fatti presentata a firma mia, di Martino Beltrami Soalia, di G. B Marinuzzi e di Mariano Indelicato. L’autorità giudiziaria, previo il consenso della Presidenza del Senato, non potè fare a meno d’ordinare un’istruttoria, dalla quale risultò luminosamente, che quel foglio, da me incriminato, era stato effettivamente adulterato, giacché della copia delle deposizioni di Riso, che io aveva estratto al 1860, quando quel processo fu per la prima volta in mio potere, io in progresso di tempo ed in varie epoche ne avevo fatte altre due copie, che a titolo di curiosità storica avevo dato a due miei amici, e queste due copie furono consegnate al giudice istruttore. Di più, è vero che il foglio adulterato è della medesima calligrafia di tutto il resto, e che apparteneva ad un commesso giurato, che più non era in vita al tempo di quest’istruttoria; ma l’inchiostro — quantunque parimenti azzurro — pure è di una tinta più carica ed il foglio di carta è un poco diverso del resto del quinterno. Compiutasi l’istruttoria, fu mandata al Ministro di Grazia e Giustizia, che era allora l’on. Zanardelli, pel di più a praticarsi; e Zanardelli