Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/181


CAPITOLO VIII


Sommario: L'alba del 4 aprile — Le impazienze di Salvatore La Placa — Il primo conflitto con la truppa — Francesco Riso esce dal convento — È ferito e arrestato — Si arrestano i frati — La loro innocenza — La repressione — I tredici fucilati — I nobili arrestati in casa Pignatelli — Particolari circa l’arresto del padre Lanza — Importante lettera del barone Pisani — Curiose vicende del processo Riso — Le tre deposizioni di lui nel testo originale — Testimonianza del padre Calogero Chiarenza — Riflessioni e particolari inediti — Un rapporto di Maniscalco a Napoli — Mutazioni nel Comitato liberale — Altre dimostrazioni — Lo sbarco di Rosolino Pilo a Messina — Sue audacie — S’invoca Garibaldi da Palermo e da Messina — Opera di Francesco Crispi.


All’alba del 4 aprile, i convenuti spari dei mortaletti, in piazza della Fiera Vecchia, non vi furono, perchè alla persona incaricata non riusci di eseguirli, a causa delle pattuglie che percorrevano la città, e dell’occupazione militare delle piazze. Le squadre, che da Misilmeri e Villabate si erano nella notte approssimate alla città, non udendo il segnale, tornarono indietro, e così fecero tutte le altre. La squadra, dov’era il Marinuzzi, quella cioè di ’u zu Piddu, avvicinatasi alla città fino alla sesta casa, sostenne un po’ di scaramuccia con una colonna di truppa, ed in quell’attacco ’u zu Piddu non mancò di confermare quel coraggio freddo, anzi potrei dire fatalistico, onde son dotati i popolani di Sicilia. Tirò molte fucilate, non dicendo una parola e solo cercando di coprirsi l’ampia persona, mentre faceva fuoco. Ma essendo la truppa in numero esorbitante, anche questa squadra tornò indietro. Quelle di Carini e di Torretta si sbandarono per un falso allarme provocato da un cavallo in fuga, e le altre si ritirarono in disordine sulle montagne e vi stettero con varia fortuna fino all’arrivo di Rosolino Pilo e di Garibaldi.