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maggio, coperto da un velo bianco e sollevato tanto alto, che se ne vedevano appena i piedi. Le guardie del Corpo e gli ufficiali degli usseri, in grande uniforme, montavano la guardia. I gentiluomini, ogni ora, secondo il cerimoniale della Corte di Spagna, facevano mostra di andare a prendere gli ordini dal morto Re, ed invariabilmente ripetevano: Il Re non risponde. Nei primi due giorni, il pubblico fu ammesso a vederlo, dalle 10 della mattina alle 6 della sera; nell’ultimo, dalle 8 a mezzogiorno. Il concorso fu immenso. Nella sala d’Ercole si riversò tutta Napoli, e le provincie vicine dettero largo contributo di curiosi. Nel pomeriggio del 31, il cadavere fu trasportato con grande pompa a Santa Chiara e sepolto nelle tombe reali, dopo una magniloquente orazione di monsignor Salzano e un memorabile accompagnamento.


Il 3 giugno si riaprirono i teatri, e si apri la serie dei funerali, in Napoli e nelle provincie. Non vi fu Accademia o pubblico istituto, seminario o confraternita, Ordine cavalleresco o capitolo collegiale, che non si credesse in dovere di celebrar suffragi all’anima del morto Re. Fu una gara in tutto il Regno e, naturalmente, si distinsero le città di Napoli e Palermo. Ogni esequie era chiusa dal così detto elogio funebre. Elogi, che non si sarebbero fatti di Carlo V o di Luigi XIV o di Napoleone, vennero con gran sicumera tributati a Ferdinando II. Fra i più eloquenti oratori ricordo don Antonio Radente, che parlò in Sant’Antonio Abate; don Domenico Scotto Pagliara, il quale, col Quaranta, col Quattromani e col Barbati, fu l’epigrafista latino di occasione; monsignor Musto, don Antonio Cerbone, il canonico Frungillo, che parlò nel duomo; il padre Cerchi, che a San Giacomo, nel funerale fatto celebrare dai ministri, recitò un’orazione sul tema: Nullus illi similis in legislatoribus; e l’abate don Giustino Quadrari, che, nel funerale dell’Università, al Gesù Vecchio, parlò sul tema: Viginti autem et novem anni regnavit, et fecit rectum coram Domino; e basti ciò a provare a qual colmo di esagerazione può pervenire un falso misticismo, pervertito dalla rettorica. Ma vinse tutti gli altri il funerale fatto celebrare dal municipio di Napoli nella chiesa di San Lorenzo, parata a lutto e avente nel mezzo una tomba di stile greco-egizio su alto basamento. Da un lato c’era Partenope piangente e dall’altro il