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no Catania, e Giuseppe Regaldi vi fu ospite gradito nel 1842. In casa Biscari esisteva pure un museo di antichità interessantissimo, cosi come ad Acireale il barone Pennisi possedeva un notevole medagliere. Non erano però queste le sole collezioni archeologiche private. Lo studio dell’archeologia fu sempre in grande onore non solo a Catania, ma in ’tutta la Sicilia. I catanesi avevano, come i messinesi, la passione della caccia e della villeggiatura, la quale cominciava ai primi di settembre e finiva ai Morti. Più che passione, era per essi una vera mania. Villeggiavano al Bosco, contrada, dove sono compresi i villaggi del versante meridionale dell’Etna, cioè Mascalucia, San Giovanni La Punta, Via Grande, Trecastagne e San Gregorio; e, tra le ville più eleganti, vanno ricordate quelle del principe di Biscari a Mascalucia, del marchese San Giuliano alla Leucatia e del principe Carcaci ad Aci Sant’Antonio, tappe di gitanti e di cacciatori e però divertentissime. È da ricordare anche la villa Currò a San Giovanni la Punta, aperta ai villeggianti dei borghi vicini.

Eccellevano tra le più belle signore del tempo la marchesa di San Giuliano, figlia anche lei del principe di Cassaro e madre del presente ministro delle poste; la signora Pettini, moglie dell’amministratore del principe di Manganelli; le sorelle Laura e Teresa Nani, la signora Elena Calì, nata San Giuliano, la signora Catalano, moglie del professore di diritto penale dell’Università e madre del defunto diplomatico. A Catania, come a Palermo, le signore non uscivano sole, o uscivano coperte col lungo e caratteristico manto di seta nera, quando andavano in chiesa o a far visite di confidenza; in carrozza non si adoperava il manto. La casa San Giuliano era anch’essa aperta alla più eletta società.

I giovani più eleganti del tempo erano il barone Pucci, il barone Pauli di Scordia, Matteo Sava di Belpasso e Ludovico Florio, che credeva di somigliare a Vittorio Alfieri e portava delle cravatte monumentali, come il tragico astigiano. Il barone Felice Spitaleri, il duca Pramestieri, il barone Saverio Landolina e i fratelli Casalotto venivano anch’essi considerati fra i signori più galanti; esisteva pure un gruppo di giovani, i quali avevano fama di vaghezza ed erano: un fotografo, chiamato Zurria, un dentista, chiamato Cacciaguerra e un avvocato Patti, onde si disse:

I tre belli della terra
Zurria, Patti e Cacciaguerra;