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cipe di Palagonia, considerato dal Goethe come tempio della demenza, ha volte e mobili stranissimi, con sedie intarsiate di agate e dozzine di mostri, alla creazione dei quali non giunse neppure la fantasia dell’Ariosto. Quella villa fu venduta, con tutto il contenuto, dagli amministratori della eredità del principe di Palagonia e la vendita provocò scandali e diatribe, che andarono a finire in tribunale. Acquirenti ne furono i Castronuovo di Bagheria. Da qui a Santa Flavia la distanza è assai breve, e a Santa Flavia sono disseminate altre magnifiche ville, tra le quali quella dianzi ricordata del principe di Paternò. I dintorni di Palermo sono tutti un incanto, da qualunque punto si voglia guardarli, perchè non vi è città al mondo che offra tanta varietà di spettacolo. A vedere la città dalla parte del mare, si direbbe strozzata dai monti che la circondano: monti arsicci e scoscesi, dalle cime aguzze e stravaganti. Palermo non s’inerpica come Napoli su per le colline verdi, ma si distende in quella magica conca d’oro, offrendo tanti diversi spettacoli, quanti sono i punti dai quali si contempla e coi più strani effetti ottici. Il mare, cristallino e quasi etereo, forma lo sfondo di tanti quadri, i quali esaltano lo spirito e fanno levare un inno alla Provvidenza. E il piano di Palermo, sia salendo verso Monreale, sia verso i colli e le pendici del Pellegrino, fra Partanna e Mondello, sia verso Bagheria, anzi fino a Termini, è tutto una foresta di agrumi, popolata da borghi, più numerosi fra i Colli e Partanna. Borghi bianchi, in mezzo a giardini, dove vive una popolazione laboriosa, maliziosa e stranamente suscettibile, la quale dette il maggior contingente in ogni tempo alla mafia e alle sommosse palermitane, e dove non si sa concepire un uomo senza fucile, né altra giustizia che non sia la propria, quando si sia ricevuta una offesa, che non si creda di rivelare. Nel contemplare con un mio carissimo, da un vecchio fortilizio di Mondello, quella spiaggia e quei monti, si riceve la impressione che il capo Zafferano, a forma di cono sporgente dalle acque, fosse il punto estremo del monte Pellegrino: così bizzarri sono gli effetti ottici di quella marina, in una giornata di primavera.


Rivaleggiavano con Palermo, nella vita dei teatri, dei balli e delle villeggiature, le città di Catania e di Messina. Al Comunale di Catania andò in iscena nel 1868, con lusso di