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stiano Ballo in via Macqueda. Primo sarto per gli uomini, Giorgio Amabilino, che faceva onore al suo nome, tanto era gentile e squisito, e Ferdinando Calvi; per le signore, Luigi Milazzo e la celebre Calabro, che aveva carrozza propria. Sarto accreditato era anche il Ciralli, la cui notorietà salì addirittura a celebrità, a causa di una clamorosa barruffa succeduta in sua casa, in occasione di un matrimonio. Spentisi i lumi, corsero bastonate alla cieca e venne fuori un motto, che tuttora vive: Finire a festa di Ciralli. Botteghe di moda erano quelle di monsieur Merle e del Langer a Toledo, per chincaglierie e gioielli; dell’Hugony, del Cardon e del Senés per profumerie; del Santoro e del Lodi per guanti e cravatte. Il Cardon aveva per insegna di bottega: l’ami des enfants, perchè vendeva anche giocattoli. La prima casa editrice era quella della ditta Pedone, che cominciò con Giovanni, associatosi prima ad Antonio Muratori e poi al Lauriel, e divenuta celebre in tutto il Regno delle Due Sicilie per le sue belle edizioni. Aveva bottega con annessa biblioteca in piazza Bologni. Ma le più belle edizioni furono fatte in quegli anni da Francesco Lao, editore del Giornale di Sicilia e singolarmente protetto dal generale Filangieri, il quale gli fece stampare, con eleganza di tipi, la Scienza della legislazione del padre, che figura pubblicata a Parigi e che si vendeva al prezzo di una piastra, benché fosse libro proibito! Il Lao, che aveva la tipografia in via Celso, fu indiscutibilmente il primo tipografo, ed anche un po’ editore, dell’Isola, guadagnò molto e morì in miseria.

Avvocati principi nel fôro civile erano Scoppa, Viola, Belila, Napolitani, Agnetta, Di Marco e Todaro. Il Di Marco fu deputato nella prima legislatura per il collegio di Corleone, e del Todaro si è discorso. Nel fôro penale portavano il primato per dottrina, integrità e coraggio civile, il marchese Maurigi, il quale, mutati i tempi, fa procuratore generale della Cassazione di Palermo e senatore, Giuseppe Mario Puglia, del quale si è pure discorso, ed anche Gaetano Sangiorgi, che ebbe parte notevole dopo il 1860, morì senatore del Regno e fu fratello ad Antonio, morto l’anno scorso, primo presidente della Cassazione di Palermo e senatore egli pure. Il Maurigi era padre del presente deputato. Fra i medici celebri, oltre al Gorgone, al Pantaleo e a don Antonino Longo, che contò come clinico valoroso, e oggi fa ma-