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como Savarese, fratello di Roberto, uomo d’ingegno acuto e vario, che ebbe autorità, prima tra i liberali, poi tra i borbonici, e finalmente tra i malcontenti e i disillusi del nuovo ordine di cose. Era dotto in materie economiche e finanziarie. Di natura scettica e sarcastica, ostentava una gran fede nella virtù e gli piaceva motteggiare su tutto. Si raccontava che, durante la guerra di Crimea, a Ferdinando II che un giorno gli chiedeva da qual parte dei contendenti fosse il buon diritto, rispondesse: “Maestà, per dare un giudizio, bisogna sapere prima chi sarà il vincitore„.
La gaiezza della vita di Napoli in quei mesi fu pari a quella di Palermo, dove gli ultimi inverni del 1859 e del 1860, nonostante le continue agitazioni politiche, furono i più allegri, soprattutto nell’alta società, la quale cominciò a divenire un campo meno chiuso, ammettendo nel suo seno i borghesi più ricchi, e anche i nobili di recente creazione. Benchè l’odio per i napoletani continuasse nella sua maggior intensità, i più alti rappresentanti del governo non furono mai messi da parte dalla società aristocratica. La Reggia seguitò ad essere frequentata forse più ancora che ai tempi di Filangieri, e il principe di Castelcicala, i direttori e Maniscalco, primo fra tutti, nonchè gli alti ufficiali dell’esercito erano simpaticamente ricevuti nei grandi saloni patrizii, così come molti signori siciliani seguitavano a popolare le anticamere delle Reggie di Napoli e di Caserta, spillando beneficii e onori. E da ripetere che, in occasione del matrimonio del duca di Calabria, furono parecchi i giovani dell’aristocrazia chiamati a coprire cariche di Corte. La vita dell’aristocrazia era vivace e allegra, e si affermava con balli, conviti e matrimonii, così come quella del popolo aveva le sue maggiori manifestazioni nelle feste religiose, massima fra tutte quella di Santa Rosalia, che assumeva il carattere di vero avvenimento in tutta l’Isola. I particolari di quella festa sono stati testè raccolti, con lodevole diligenza e illustrati con acuta erudizione, da Maria Pitrè:1 una signorina di rara cultura e d’ingegno eletto, che porta degnamente il nome del padre. Il maggior matrimonio di quell’anno fu quello della Stefanina
- ↑ Maria Pitrè, Le feste di Santa Rosalia in Palermo e della Assunta in Messina. — Palermo, Reber, 1900.