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maniera e fece la sua ultima apparizione la Farfalla di Vincenzo Corsi, con prose di Floriano del Zio, di Antonio Piccirilli e versi di Carlo Barbieri, Federico Persico, Enrico Cossovich, Gustavo Pouchain, Marco d'Arienzo, Simone Capodieci: strenna, la quale, per far onore al nome suo, si aprì con alcune melodiose ottave della signora Venturina Ventura di Trani, e si chiuse con alcune strofe di Domenico Zerbi, padre di Rocco: strofe ed ottave dedicate alla Farfalla. Vincenzo Corsi, avvocato e uomo di lettere, aveva data reputazione alle sue strenne per la scelta dei collaboratori, i quali trattavano o cantavano i soggetti più vaporosi, più sentimentali e meno compromettenti. Le ultime parole di quella strenna furono: “Buon Natale e ottimo Capodanno: gentili lettori e leggitrici lo accettate? È fatto col cuore! Ci rivedremo l’anno che viene„. L’anno venne, e che anno!, ma la Farfalla non più. Vincenzo Corsi è oggi avvocato anziano e specialista per la Corte dei conti.
Non furono aperti altri caffè di qualche importanza, e il Caffè di Europa seguitò ad avere il primato. Frequentato dalla nobiltà e dalla borghesia ricca, aveva aperte alcune sale al mezzanino, dove pranzavano gli eleganti indigeni ed i forestieri di distinzione. Finito lo spettacolo al San Carlo, il Caffè di Europa raccoglieva, fino ad ora tarda, gli hahitués dei maggiori teatri: letterati, buongustai di musica, epigrammisti e giovani del bel mondo; tutti discutevano a voce alta e si divulgavano epigrammi, attribuiti al D’Urso, al Caccavone o al Proto. Il Caffè di Europa era riguardato come una specie di Gerusalemme dai napoletani non nobili, non eleganti e privi di spirito. C’era anche il Caffè Nocera in via di Chiaja, frequentato specialmente dai militari, ma non poteva competere con quello. Si raccontava del suo esercente uno specioso aneddoto. Essendosi, nei primi mesi del 1860, recato il Nocera dal Re per chiedergli non so qual favore, Francesco II gli disse: “Il tuo caffè è molto frequentato, perchè da te vengono i Realisti„. E il Nocera non potè tenersi dal rispondere: “Maestà, chi vi dà cchiìi i Realisti? A do’ stanno?1
I signori frequentavano anche il piccolo e aristocratico Caffè del Benvenuto in via di Chiaja e vi prendevano il gelato, che si
- ↑ Maestà, chi vi dà più i Realisti? dove sono?