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Quando a ballar la vedi,
Ti pare che il cervel l'abbia nei piedi.

La signora Amina era allora nella pienezza dei suoi mezzi: graziosa, piena di brio e di charme, contava poco più di vent’anni, ferì molti cuori e più profondamente, si disse, quello del conte d’Aquila. Al San Carlino, il sommo Petito la rifece nella parodia di quel ballo, e il comicissimo De Angelis rifece Walpot. Ballavano il passo a due, ed a vederli si scoppiava dal ridere. La parodia della Loretta al San Carlino segnò uno degli avvenimenti teatrali del tempo.

Al Teatro Nuovo si rappresentò il Ser Pomponio del maestro Tommassini, su parole di Marco d’Arienzo; si riprodussero più tardi Cicco e Cola e Piedigrotta e, ancora più tardi, vi andò in iscena una musica nuova del maestro Valente, Biondolina, con parole di Almerindo Spadetta. Al Fondo si rappresentò nell’ottobre il Pipelet, ma l’esito non ne fu brillante, nè le sorti di quel teatro si rialzarono più. Parve un momento che si volesse ergere ad emulo del San Carlo il Circo Olimpico, il quale riapri le sue porte con la Traviata e le chiuse coi Lombardi.

Ai Fiorentini piacquero molto i Sogni d’amore di Scribe, con la Sivori e la Maggi, il Vestri, l’Alberti e il Bozzo, e caddero la Donna romantica e l’Olindo e Sofronia, giudicati vecchiumi, mentre invece la commedia, gli Uomini di mille colori dell’Altavilla, dove ciascun atto finiva con pugnalate ed assassinii, ebbe successo discreto. Negli ultimi giorni di dicembre 1869 e nei primi del 1860, vi si rappresentò la Francesca da Rimini, con clamorose accoglienze. All’apostrofe di Paolo all’Italia:

Per te, per te, che cittadini hai prodi,


che il Majeroni accentuava colla sua bella voce baritonale, cadeva il teatro dagli applausi, ma, dopo poche rappresentazioni, l’Alberti fu invitato a smettere. Sarebbe lungo enumerare tutti gli spettacoli dei teatri di quel tempo così a Napoli, come nelle provincie, e le promesse degl’impresari, in parte mantenute e in parte no; e ugualmente lungo il tener conto delle critiche dei letterati e delle ardenti polemiche, che continuavano ad avere il posto d’onore nei giornali.

Comparvero in quell’anno le ultime strenne della vecchia