Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/130


— 122 —

che furono di una cortesia senza pari, erano come di prammatica sul trono, circondati dai principi e dalle principesse.

La sera stessa, gran gala al San Carlo. “Al chiarore dei quintuplicati ceri, scriveva l’enfatico cronista del Giornale Ufficiale, era bello il vedere in tutti gli ordini di palchi e in tutta la platea sfolgorare ricchi abbigliamenti, divise, decorazioni, tutti i fregi preziosi ed infinitamente svariati, dei quali il grado, il fasto, le distinzioni sociali, la moda, il decoro, la bellezza fanno sfoggio pomposo in tali occasioni„. All’apparire del Re e della Regina scoppiarono gli applausi. Erano in compagnia dei conti di Trani e di Caserta, del conte di Siracusa, del conte d’Aquila coi suoi figli, del conte e contessa di Trapani. Si eseguì il ballo Rita del Taglioni, musicato dal Giaquinto, e la Boschetti e il Walpot fecero andare in frenesia il pubblico. Ricco l’allestimento scenico, rischiarato in ultimo da raggi di luce di magnesio, che investirono tutto il teatro. Il 16 gennaio, compleanno del Re, si ripetettero feste e ricevimenti.

Il 18 di quel mese, ci fu a Castellamare il varo della Borbone, fregata ad elica di prima classe, costruita da Giuseppe de Luca, ingegnere del genio navale e, dopo il 1860, deputato e direttore generale al ministero della marina, padre di Roberto, oggi direttore del cantiere Armstrong a Pozzuoli. La festa del varo, allietato dalla presenza de’ Sovrani, de’ principi e di quasi tutto il mondo ufficiale, riusci splendida.

In settembre, s’inaugurò la stagione al San Carlo con la Semiramide e col nuovo ballo Elzebel, che ebbe esito infelice. Tornarono poi in iscena il Trovatore e la Violetta, che colle infinite rappresentazioni avevano annoiate financo le sedie di ferro fuso, come dissero i critici. Sorte migliore ebbe la Norma, con la Steffenoni, che piacque più della Spezia, di cui aveva pari l’altezza, ma assai più bella la voce, e col Negrini che fu un Pollione perfetto. Piacquero i nuovi balli, l’Ida di Badoero e il Benvenuto Cellini, nel quale debuttò Guglielmina Salvioni, la cui bellezza, che fece perder la testa agli hàbitués del San Carlo, fu poi oscurata dalla Boschetti, la quale, nel ballo Loretta l’indovina del coreografo Costa, fanatizzò addirittura i napoletani. La Loretta si rappresentò più volte e la Boschetti fu giudicata la prima ballerina del suo tempo. Torelli, nell’Omnibus, per definire entusiasticamente il talento di lei, così chiudeva una sua poesia: