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muni grossi. Si chiamavano d’occasione, perchè si piantavano in ampie sale terrene, o in qualche castello abbandonato. Chieti, Lanciano, Avellino, Caserta, Capua, Catanzaro, Reggio, Cosenza e Trapani avevano teatri stabili anch’esse. In quello di Chieti si alternavano opere di musica e di prosa, e la stagione cominciava il primo di ottobre, per finire col carnevale. A Chieti cantarono Graziani e Delle Sedie, e nel 1857 vi debuttò nel Marco Visconti la celebre Giovannoni. Non vi fu quasi teatro di provincia, dove non si rappresentasse il Trovatore. Per gli scrupoli di monsignor Gallo, il bel teatro di Avellino rimase chiuso fino al 1860. Quel teatro era stato costruito sui ruderi di una chiesa, e solo quando ne furono vuotate le sepolture, il vescovo tolse il divieto. E il teatro di Trani, forse più antico e certo di maggior celebrità di tutti, ha avuto recentemente un’interessante illustrazione.1 I teatruccoli d’occasione con compagnie randagie avevano sempre il Pulcinella, perchè non s’immaginava teatro di prosa senza questa maschera, e spesso per mandar via i comici disgraziati, occorreva una colletta, detta guanto.


Nessuna sollecitudine ispiravano le cose pubbliche, ma molta viceversa era la vanità di figurare a capo del proprio comune. Le autorità comunali erano il sindaco, il primo e il secondo eletto, i decurioni, il capourbano, il sottocapourbano, il conciliatore ed il supplente giudiziario (ora vicepretore): tutti, naturalmente, di nomina regia e scelti molte volte tra i più notevoli del paese, non intinti però di liberalismo. Si era sindaco e decurione a tempo, conciliatore, supplente o capourbano a vita; il primo eletto soggiaceva a più frequenti mutazioni, avendo egli il governo della piazza e fissando il prezzo dei commestibili, per cui non andava esente da maldicenze. Gli urbani o guardie urbane erano una milizia locale, composta generalmente di operai e di bottegai e contadini, i quali non vestivano divisa e solo portavano, in servizio, una coccarda rossa al cappello o alla coppola. C’era nei comuni un posto di guardia, dove ogni sera gli urbani convenivano alla spicciolata per turno, armati di schioppi di loro proprietà. Avevano il privilegio di ottenere gratuitamente il porto

  1. Giuseppe Protomastro, Cronistoria del teatro di Trani. — Trani, V. Vecchi, 1899.