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legi elettorali pel giorno ....„. Presentato però questo proclama nel Consiglio dei ministri, che si convocò dopo la morte del Re, e al quale sarebbe intervenuto anche Alessandro Nunziante, questi sarebbe stato il primo a giudicarlo offensivo alla memoria del Re defunto, e con lui furono d’accordo il Troja e il Murena. Prevalse quindi il partito di respingerlo, e Francesco firmò invece il proclama del Troja e del Murena, scrivendovi in calce: “Quantunque io non mi persuada della forma del programma, che vuole sostituirsi a quello da me scritto, cedo malvolentieri alla proposta de miei ministri, sol perchè debba ritenersi maggiore della mia la loro esperienza negli affari di Stato„. Il proclama sarebbe stato poi da lui affidato ad un ministro estero, che si disse il Bermudez “a memoria delle sue proprie convinzioni„. Tutto ciò fu asserito e alcuni autorevoli personaggi mostrano di crederlo, ma non è storicamente accertato e non è verosimile, tenuto conto delle condizioni generali della politica e dell’indole irresoluta e timida del nuovo Re. Se quel proclama fosse stato affidato al Bermudez, questi di certo non avrebbe per tanti anni resistito alla tentazione di farlo noto, tanto egli era incorreggibilmente vanitoso.

Nel proclama ufficiale Francesco implorava la misericordia divina per compiere i suoi doveri, “tanto più gravi e difficili, in quanto che succediamo ad un Grande e Pio Monarca, le cui eroiche virtù ed i pregi sublimi non saranno mai celebrati abbastanza„. Imponeva a tutte le autorità di rimanere in carica; e la Real Maggiordomia e Sopraintendenza di Casa Reale emanava un curioso ordine per il lutto della Corte, obbligatorio per sei mesi.

Il dì seguente, nell’ordine del giorno all’armata di terra e di mare, Francesco faceva noti ai soldati ed alla flotta gli ultimi addii del suo augusto genitore, con invito a voler “insieme con noi innalzare all’Onnipotente Iddio preghiere per la Grande anima di quel Santo Monarca, che, sin negli ultimi istanti di sua vita,sen sovveniva, e Iddio pregava pel paese e per l’armata tutta„. Questo secondo documento intiepidì le speranze dei liberali, che si facevano molte illusioni circa gl’intendimenti del nuovo Re. L’ordine del giorno fu datato da Capodimonte, poichè la mattina del 23 maggio la famiglia reale lasciò Caserta, e non potendo prendere stanza alla Reggia di Napoli, dove doveva farsi l’espo-