Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/115


— 107 —

erano forse, tra i capoluoghi delle provincie continentali, le città più civili. Più lontane da Napoli, risentivano meno gli influssi delle volgarità della capitale. Aquila, gentilissima città, più sabina che napoletana, aveva frequenti contatti con Roma; e Lecce, alla cortesia innata della sua gente, univa uno squisito senso d’arte, di gusto e d’arguzia.


Ogni provincia aveva la sua vita locale, maggiore in quelle che erano sede di Gran Corti Civili, come Aquila, Catanzaro e Trani, e quella della provincia di Bari era divisa fra Bari e Trani, perchè la Gran Corte Civile e i tribunali risedevano in quest’ultima città, popolata, forse più che non sia oggi, di magistrati, avvocati e curiali. I capi delle Corti e dei tribunali erano generalmente persone colte, e però intorno a loro si raccoglieva quel po’ di mondo intellettuale, formato da professionisti o dai possidenti più istruiti. E si raccoglieva intomo ai capi della magistratura, più ancora che intorno agi’ intendenti, perchè costoro, a differenza degli attuali prefetti, vivevano molto raccolti, anzi ritenevano essere più dignitoso per loro tenersi lontani dalla gente. Anche quelli, che avevano famiglia, vivevano vita ritirata, nè amavano di offrir pranzi o balli. L’intendente, più che l’amministratore della provincia, era il capo della polizia, nonchè il vicario del Sovrano, quello che poteva perdere una famiglia solo che lo volesse, non essendo dei suoi atti responsabile che soltanto innanzi al Re. E perciò era stranamente temuto, e ciascuno si studiava di farsi notare il meno possibile. Alcuni intendenti, come Ajossa a Bari, Sozi Carafa a Lecce, Mandarini a Chieti, Mirabelli ad Avellino, Guerra a Foggia, Mazza a Cosenza, Roberti a Teramo, esercitarono un senso di vero terrore.

La grande distrazione nelle provincie continentali, come in Sicilia, erano le feste. Da aprile a novembre si celebravano feste religiose tutte le domeniche. Ogni città o piccolo comune aveva, come del resto anche ora, il suo Santo patrono. Come in Sicilia Santa Rosalia, Sant’Agata e la Madonna della Lettera, cosi San Niccola a Bari, coi caratteristici e affollati pellegrinaggi; Sant’Oronzio a Lecce; la Madonna dei Sette Veli a Foggia; San Matteo a Salerno, con la copiosa fiera di merci e bestiame; San Gerardo a Potenza; San Modestino ad Avellino; San Bernardino ad Aquila; San Giustino a Chieti, e così via via.