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Dopo Napoli, le provincie, che contavano maggior numero di carrozze private, erano le Puglie e la Campania, perchè le più ricche e le meno sprovviste di strade. Seguivano Chieti e Aquila, ma soprattutto Chieti, dove i signori avevano magnifiche vetture con pariglie, e il maggior lusso lo faceva quel don Acentino Mayo, sumenzionato, il quale aveva sposata una figliuola del Santangelo e aveva danaro da buttare. La vettura serviva ai brevi viaggi e alle scampagnate; serviva per andare incontro alle autorità e ai forestieri e per riaccompagnarli; serviva ai battesimi, alle nozze e ai funerali: tutte occasioni straordinarie. Col poco uso, le carrozze duravano molto, ma diventavano antiquate e più antiquata la livrea, o mostra di livrea, per cui tutto l’attelage suscitava l’ilarità dei nobili che venivano da Napoli.

Parca la mensa anche dei ricchi. Vi erano famiglie signorili, che davano alla tavola un apparato sontuoso, con cuochi e servi. Alcune famiglie calabresi conservavano le vecchie tradizioni, secondo le quali le signore, nelle grandi occasioni, sedevano a mensa, tenendo i guanti alle mani. Le famiglie ricche che spendevano poco per il pranzo, erano indicate alla generale maldicenza. Rari gl’inviti, tranne fra persone intime nelle feste solenni. Gl’inviti erano riserbati ai forestieri, parenti, amici, i quali si recavano da un paese all’altro, in occasione di feste di fiere. Un po’ per vanità, ma molto per bontà di cuore, molte famiglie, la cui mensa era ordinariamente frugale, divenivano di una larghezza sontuosa, quando c’era l’ospite, soprattutto se l’ospite occupava un uffizio pubblico, civile o ecclesiastico. Erano pranzi con portate innumerevoli e infinite varietà di antipasti, di conserve e di latticinio Caratteristiche le insistenze all’ospite per obbligarlo a mangiare: “Mangiate, mangiate, voi dovete viaggiare„; e le insistenze erano sincere e si durava fatica a schermirsene. Non sempre la padrona di casa, nelle famiglie borghesi, assisteva al pranzo, o perchè la vecchia etichetta non lo permetteva, o perchè era più necessaria la sua presenza in cucina.

L’alimentazione più comune era di paste, di legumi e di ortaggi: paste fatte in casa, come il pane; che anzi, se per le paste era tollerato acquistarne sulla piazza, per il pane l’acquistarlo indicava povertà. La carne di manzo, tranne nei capo-