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furono distribuiti in occasione delle nozze. Pel fondo ove gravare la cennata cifra di ducati 15 000 — concludeva la deliberazione — non trovandosi ancora approvato lo stato finanziero, il Decurionato ha opinato di pagarsi per ora a cassa aperta, e poscia regolarizzarsi con quelli articoli che offriranno latitudine. E si vuol sapere quali erano per il Decurionato gli articoli che offrivano maggiore latitudine? Erano la scuola nautica, a cui si sottraevano 1762 ducati; gli interessi ai propretari danneggiati per 4000 ducati; il convitto veterinario, cui si toglievano 150 ducati; ma le più malmenate furono le spese sanitarie, la cui cifra meschina di 1800 ducati fu ridotta a meno della metà!

I rapporti tra l’eccellentissimo Corpo della città di Napoli e il nuovo Re, non furono cordiali per un incidente che va riferito. Vero è che il Decurionato fece cantare il 4 febbraio un solenne Te Deum in duomo ed avrebbe pur celebrate le altre feste, stabilite per la fausta occasione delle nozze, se il principe di Bisignano non avesse comunicato da Bari, il 7 marzo, al sindaco, un ordine sovrano che le sospendeva. Vero è pure che altre feste il Comune aveva disposte, per l’avvento di Francesco II al trono, ma fu appunto questa circostanza, che diè origine ai dissensi fra il Decurionato e il nuovo Re. L’incidente avvenne nel solenne baciamano del 25 luglio, per il quale il sindaco aveva pubblicato il cerimoniale da seguirsi. Secondo questo cerimoniale, che il principe d’Alessandria aveva creduto opportuno ristampare, dopo che da vari anni la curiosa cerimonia non aveva più luogo, sarebbero stati ammessi a baciar la mano ai Sovrani, prima i generali, poi i reali paggi, indi la Consulta, quarto il Corpo della città e poi gli altri. Il Corpo della città di Napoli aveva comune con gli ambasciatori, i cavalieri gran croce di San Ferdinando e i Grandi di Spagna, il privilegio, che risaliva a un diploma di Carlo VI del 24 settembre 1711, di tenere il capo coperto alla presenza dei Sovrani. Gli Eletti si coprivano quando il sindaco pronunziava il discorso e restavano col cappello in testa anche durante la risposta del Re. Dopo il 15 maggio 1848, i discorsi furono aboliti e venne a mancare l’occasione di riaffermare il privilegio. Francesco II, si disse, aveva promesso di ripristinare e discorsi e privilegio, ma invece colse la prima circostanza per confermarne l’abolizione, la quale veramente maravigliò tutti e suscitò pettegolezzi infiniti. Il sindaco e gli