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verno, mostrandoglisi nelle apparenze deferentissimo sino ad adularlo. Forte tiratore di pistola, era generalmente temuto, ma un incidente scosse il suo prestigio. Un giovane avvocato, Andrea Guarneri, andò a domandargli che fosse revocata un’ordinanza ingiusta per la demolizione di un cavalcavia, che il Guarneri aveva costruito accanto a una sua proprietà. O per naturale impazienza, o perchè quel giorno avesse i nervi più scossi, lo Spaccaforno si ricusò con mal garbo; il Guarneri replicò con vivacità; l’altro rispose con violenza, mettendolo alla porta, anzi accompagnandovelo. Ma nel momento in cui l’uscio si chiudeva, l’avvocato gli lasciò andare un solenne calcio, che fece ruzzolare per terra il maestoso direttore. Pareva che il Guarneri dovesse soffrire chi sa quali pene, ma non soffrì nulla, perchè, avvenuto il fatto, Maniscalco che odiava in fondo Spaccaforno, scrisse a Napoli narrando come erano andate le cose e dando torto al suo collega di governo. Il quale non insistette perchè il giovane avvocato fosse punito e nemmeno pretese quella soddisfazione, alla quale il calcio ricevuto gli dava il diritto e forse l’obbligo. Quel giovane avvocato, che divenne notissimo in tutta l’Isola, è il presente senatore Andrea Guarneri, il quale, e lo ricorda bene, seppe la sera stessa, per mezzo del segretario di Maniscalco, di non aver nulla a temere, perchè il direttore di polizia aveva confidenzialmente riferito il fatto al Re. E difatti non vi fu arresto, nè processo nè duello.

Spaccaforno era in fama, come ho detto, di forte tiratore di pistola. A Teramo ancora si ricorda, con terrore, che aveva al suo servizio un giovanotto, cui infliggeva il supplizio di porre sul capo un’arancia, che portava via con un colpo di pistola. A Palermo era rimasto vivo il ricordo del duello avuto in gioventù col barone Oddo, per quistioni di donne. Il barone Oddo apparteneva al mondo elegante, e si distingueva nelle carrozzate, o corse di vetture signorili. Prima del duello Spaccaforno dichiarò, con l’abituale sua calma lamentosa, che non avrebbe ucciso l’avversario, ma solo gli avrebbe impedito di prender parte alla carrozzata di quell’anno, piantandogli una palla nella gamba destra, e così fu.

Alto, vigoroso e assai corretto nel vestire, incedeva con aria quasi spavalda. Era fratello della marchesa Di Rudinì e fu, dopo Maniscalco, il funzionario più zelante negli ultimi anni dei Bor-