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loro la compiacenza del Re e sua. Veramente il servizio fu perfetto.
Il Re arrivò al Pizzo l’indomani, 26 ottobre, e questa volta prese alloggio nel padiglione dell’artiglieria alla Marina, con tutto il seguito. Restò in Pizzo due giorni, occupandosi dei bisogni delle truppe, conversando napolitanamente con tutti, facondo qualche grazia, dando qualche sussidio; e alle 2 di notte del 28 ottobre, dopo aver assistito alla partenza delle ultime compagnie, s’imbarcò coi principi e col seguito sul Tancredi che fece rotta per Paola. Sbarcò all’alba del 29, per visitare quel tempio di San Francesco, ed alle 10 rimontò a bordo, giungendo in Napoli alle 2 e mezzo del mattino del 30 ottobre.
Cosi ebbe termine quel viaggio, che fu l’ultimo compiuto da Ferdinando II nelle Calabrie e in Sicilia. Esso non arrecò alcun reale vantaggio alle provincie calabresi, le quali seguitarono ad essere divise dal mondo e separate fra loro da distanze assurde. Il compassionevole abbandono, in cui il Re ritrovava, dopo otto anni, quelle provincie, prive di strade, di ponti, di telegrafi e di cimiteri, non lo commosse e assai meno lo turbò. Gli stessi pericoli, ai quali egli fu esposto per il pessimo stato delle vie, e i lamenti, per quanto umili e rispettosi, delle deputazioni che corsero a ossequiarlo, gli strapparono soltanto risposte sarcastiche, o promesse burlesche, ma non gli aprirono la mente sui bisogni di quelle contrade. La malaria fu fatale alle truppe, anche perchè vennero male alloggiate e mal nutrite, e non erano avvezze a marcie lunghe e disastrose. Morirono parecchi soldati e due ufficiali della Guardia Reale, molti gl’infermi e moltissimo il malcontento che quel viaggio lasciò nei soldati. Il generale Garofalo diceva, con ingenua tristezza ai fratelli Alcalà dei quali era ospite a Pizzo: "Ma non valeva la pena per una passeggiata sacrificare tanta gente; se si fosse trattato di una campagna di guerra ci saremmo rassegnati„. — Il Re, dopo qualche giorno, aveva tutto dimenticato, e solo si compiaceva rammentare gli aneddoti più caratteristici di quel viaggio singolare, felicitandosi di non aver fatto spendere nulla ai Comuni, alle Provincie e ai privati per ricevimenti; di aver messe a posto alcune autorità inette o prepotenti; date lezioni