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manda„. E il Marchese:"Dove potrò più vedere V. M.?„ "Vieni alle 11 alla chiesa di S. Giovanni di Malta„. L’istanza fu consegnata, e con due rescritti da Napoli il Re escluse dalla tassa le case, che non avessero più di tre finestre e condonò l’arretrato.1 La sera ci fu il gran ballo alla Borsa, le cui sale erano sfarzosamente addobbate e la scala coperta con magnifici tappeti, che prestò il monastero di San Gregorio. Per rendere il ballo più grandioso, fu occupato un altro quartiere, attiguo al palazzo. Dirigeva le danze Matteo Saya, giovane elegantissimo, che era stato capitano della guardia nazionale nel 1848. Il Re si trattenne qualche minuto con lui; e poi, a bruciapelo, gli chiese: "Ne’ Saya, tu eri capitano ’o quarantotto?„ Il Saya si strinse nelle spalle e non ebbe più voglia di divertirsi.
La deputazione della Borsa, che organizzò la festa magnifica e rappresentava il Circolo, era formata dall’avvocato Santi di Cola, col quale il Re si trattenne più lungamente a parlare, nella sala del bigliardo, sulle condizioni della città; dal Mauromati, che aveva ofrerta al Re la vettura per l’ingresso; da Antonio Flores, tuttora vivo e da Giuseppe Urso, uno dei maggiori eleganti del suo tempo. Fu quella la prima volta che il duca di Calabria assistesse ad una festa da ballo; come per la prima volta, nella stessa Messina, aveva assistito, la sera del 23, a uno spettacolo teatrale. Si mostrava più imbarazzato che compiaciuto. Ma non ballò, e la voce che egli pure avesse ballato, nacque forse perchè le danze furono aperte dal conte di Trapani, con la bella signorina Angelina Pettini, figlia del sottointendente di Acireale e che poi sposò il marchese di Condagusta, Antonio Villadicani. Il conte di Trapani si mostrò grazioso con le più belle signore e partecipò largamente alle danze. Poco dopo la mezzanotte, il Re lasciò la festa, e passando per l’altro portone del palazzo, che dà sulla marina, andò ad imbarcarsi. Salito sul Tancredi e prendendo commiato dalle autorità, la marchesa di Cassibile, moglie del sindaco, gli disse: "Maestà, vi raccomando Messina„; e il Re: "Messina mi starà sempre a cuore„. Ad un’ora il Tancredi fece rotta per Pizzo.
- ↑ Questo particolare ed altri, circa la dimora del Re a Messina e a Reggio mi sono stati riferiti dal mio carissimo Cesare Morisani, direttore della biblioteca di Reggio Calabria: uomo, per l’animo e la cultura, degno di miglior sorte.