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si arrivò a Caserta. Dalla stazione alla Reggia il Re fu portato, nello stesso suo letto, da quattro marinai agli ordini del Criscuolo.
Entrando nel palazzo reale, e prima di farsi condurre nel suo solito appartamentino del pianterreno, il Re alzò la cortina e salutò con la mano i familiari. Furon tutti compresi di spavento e di pietà; i più vecchi servitori piangevano, rivedendo in quello stato il Re che, due mesi avanti, fiorente di vita e di vigore, aveva lasciata Caserta, precorrendo col pensiero la gioia di un lieto avvenimento. La scena era triste, ma divenne pietosa quando principi e principesse corsero ad abbracciare i genitori. Il Re abbracciò e baciò più volte i figliuoli, piangendo e piangevano anch’essi nel vedere il padre così mal ridotto. Per timore che la prolungata commozione aggravasse le condizioni del Re, la Regina tolse dalle braccia di lui i più piccini e li condusse fuori. Il piccolo conte di Bari, don Pasqualino, che aveva sette anni, si diè a fuggire per il vasto palazzo, vi si smarrì nè fu ritrovato che un’ora dopo. Accanto al Re rimasero, oltre alla Regina, i figli maggiori, i Criscuolo, i medici Ramaglia, Leone e Capone, e verso sera giunsero da Napoli don Franco Rosati, don Felice de Renzis e don Stefano Trinchera, i quali, udita la relazione di Ramaglia e di Leone e visitato l’infermo, convennero trattarsi di uno dei più gravi casi di coxalgia, con sospetti di piemia: doversi, senza indugio, operare un primo taglio alla coscia.
Nel suo appartamentino il Re stette pochi giorni. Fu poi trasportato al primo piano nobile, nella camera ch’è la settima a sinistra del gran salone centrale, giudicata più salubre e più comoda. Quella camera è davvero molto ampia, con due finestre e quattro porte. Due di queste comunicano con le sale accanto, e due coi gabinetti da bagno e da toilette e col guardaroba. Oggi è assai diversa da allora. Il letto, i mobili e le tappezzerie che vi erano, furono bruciate dopo la morte del Re, ritenendosi infettiva la malattia di lui. Venne strappata e bruciata anche la tappezzeria in seta della camera precedente, perchè di là passò il cadavere quando, per la scala riservata, fu disceso giù nel portone a sinistra, donde venne trasportato alla ferrovia. Il letto era appoggiato al muro, dov’è oggi uno specchio