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dalle autorità e da una folla più curiosa che espansiva. Io lo ricordo bene. I seminaristi erano schierati innanzi alla cattedrale e assistettero al duplice passaggio, che parve loro una visione.
Più utilmente erano andati a Molfetta, a Trani e in altre città della provincia, il ministro Murena e il direttore Bianchini mandati dal Re, perchè lo informassero circa le opere pubbliche più urgenti. Ebbero onori sovrani e furono ospiti dei vescovi quasi dappertutto. Visitarono Barletta e le Saline, giudicarono necessario un ponte sull’Ofanto, osservarono i porti di Bisceglie e di Molfetta, l’ospizio di Giovinazzo e le carceri di Trani, dove li mosse a pietà un notaio novantenne quasi cieco, condannato ai ferri. Ne chiesero e ne ottennero la grazia dal Re, anche perchè il gesuita padre Palladino, confessore dei prigionieri, dette buone informazioni di quell’infelice.
Fu deciso partire ai 7 di marzo, che cadeva di lunedì. Quattro giorni prima il dottor Longo tornò a visitare il Re e trovò mutato tutto ciò che pareva già stabilito: non più operazione, ma immediata partenza. La Regina, appena lo vide entrare in camera, gli disse: “Don Niccola, abbiamo deciso di partire; collocheremo un letto in una messaggiera e vi adageremo il Re„ . Il dottore, maravigliato da così strana decisione, rispose che credeva un grave errore il viaggio, per la rigidezza della stagione e le scosse della vettura; ma poiché la Regina aggiunse, quasi ironicamente: “Abbiamo due fregate a Manfredonia: non sarebbe neppur possibile servirci di esse per il viaggio?; il Longo fece le sue riserve con dignità e non disse altro. Lasciò il Re quasi ebete dalle sofferenze. La febbre, sempre alta, cominciava con brividi di freddo e decadeva con profusione di sudori, il che indicava che l’assorbimento del pus sì compiva lentamente. Longo non vide più l’infermo, ma dopo qualche tempo ricevette una grossa tabacchiera d’oro con brillanti, monogramma del Re e corona reale, accompagnata da una lettera cortese del principe ereditario. Tabacchiera di minor valore ebbero anche i dottori Ghiaia e Ferrara.
Nelle acque di Bari giunsero da Manfredonia, la mattina del 6 marzo, il Fulminante e il Tancredi. Il primo aveva trasportato da Trieste la duchessa di Calabria e il secondo era la nave da guerra, destinata per il servizio del Re e della famiglia reale.