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dendo Maurizio Barracco che conosceva, gli disse, maravigliato: "Vui cca site?1 "A rendervi servigio, Altezza„, rispose Barracco; e il principe "Io vi credeva a Napoli„.

Ecco l’impressione che del Re ebbe il marchese Lucifero: "Contava allora 42 anni appena, ma ne mostrava di più; aveva una persona, di quelle che si dicono scassate; l’abito militare negletto e vecchio, o almeno pareva tale; l’aspetto non antipatico, ma la voce aveva un suono poco gradevole e sottile, in proporzione alla grossezza del corpo.2

Compiuti i ricevimenti, il Re visitò l’ospedale e il collegio, dove fu ricevuto da tutto il corpo degli insegnanti, con a capo il rettore padre Gerolamo Giovinazzi, delle Scuole Pie. Andò prima nella sala dei ricevimenti, dove il fanciullo Felicetto Tocco recitò una poesia d’occasione. Il Tocco, oltre ad essere il più giovane degli alunni, appariva, per la statura minuscola e la figura graziosa, addirittura un bambino. Felicetto non era convittore, ma solo alunno esterno; aveva nel collegio altri due fratelli, e qualche anno dopo vi entrò anche lui. Era allora un enfant prodige, perchè dotato di forte memoria e di straordinaria vivacità. Solo Bernardino Grimaldi, anch’esso alunno del collegio, poteva rivaleggiare con lui, ma Bernardino, maggiore di età, non era bello. Dopo la poesia recitata dal piccolo Tocco, i convittori intuonarono un inno di saluto al Re. Dell’inno il Capialbi mi manda alcuni versi, probabilmente il ritornello della marcia, con la quale erano stati musicati:

.... Voi la Borbonia Stella
Felici ognor farà.
Irraggerà del vivere
Il vostro bel sentiero,
E al volo del pensiero
Ala maggior darà.
Giovinetti al Re vi leghi
Immutabil fedeltà!


  1. Voi qui siete?
  2. Il marchese Antonio Lucifero, morto a Cotrone nell’inverno scorso, fu uomo di molta probità, di vivace ingegno e padre dei miei amici, Alfonso, deputato al Parlamento, e Alfredo, comandante di fregata. Altri particolari del viaggio in provincia di Catanzaro, e quelli concernenti la deputazione di Pizzo, li devo al cavalier Gaetano Alcalà, che ebbi la