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la missione di stringere un’alleanza offensiva e difensiva fra l’Austria e il Re di Napoli. Nulla lo prova, ma non era però inverisimile. Gli avvenimenti incalzavano; tutto lasciava credere che l’imperatore Napoleone sarebbe sceso, nella prossima primavera, alleato del Piemonte, a cacciar l’Austria dal Lombardo-Veneto; la cospirazione liberale a Napoli usciva dal campo delle inconcludenze settarie, e la polizia, nonostante i suoi eccessi, si mostrava impotente a soffocarla. Si attribuì al viaggio del conte di Siracusa lo scopo di dissuadere il Re da quest’alleanza. Sono supposizioni, ripeto; ma allora le fantasie erano eccitate. La sola cosa vera è che i ministri non avevano voce nella politica estera, la quale dipendeva solo dal Re. E v’ha di più. Da dieci anni, Ferdinando II non aveva ministro degli affari esteri, ma un direttore, che fu costantemente il Carafa, fedele, anzi passivo esecutore degli ordini del Sovrano e che, semplice e bonario, non era sgradito ai diplomatici. Devotissimo al Re, gli spediva ogni giorno durante l’assenza, una relazione minuta sulla politica estera, e ne attendeva gli ordini. Quando questi ritardavano, n’era desolato, e correva da Troja, il quale di politica estera non s’intendeva addirittura nulla, e che invariabilmente gli rispondeva: “Vui che dicite? scrivete a ’o Re„. 1 E Carafa riscriveva. È anche probabile che, se nel febbraio del 1859 vi fu qualche tentativo di alleanza fra Vienna e Napoli, il Carafa ne rimanesse completamente al buio. Difatti, quando cessò di essere direttore degli affari esteri, giurava che la prolungata visita degli arciduchi austriaci a Bari, non ebbe altro scopo che il matrimonio del duca di Calabria e la salute del Re. Ma, tutto considerato, di un’alleanza coll’Austria, sembra che Ferdinando II non avesse mai voluto sapere, neppure in quei giorni.




  1. Voi che dite? Scrivete al Re.